Picchiati dalla folla a Scampia perché accusati di abusi sui figli. Era vero: la polizia conferma le accuse

La violenza di gruppo, il pestaggio cieco fu sbagliato, fuori da ogni vivere civile e da ogni idea di giustizia. Ma le accuse che la folla inferocita di Scampia muovevano contro un uomo e una donna erano vere: davvero maltrattavano e abusavano dei figli minorenni, così come vox populi voleva. Questi i fatti: scorso 15 maggio, una coppia di coniugi fu aggredita da numerosi abitanti del loro quartiere, Scampia, in viale della Resistenza, in quanto accusata di maltrattare e di abusare dei figli minori (i medici esclusero abusi di tipo sessuale).
Il giorno successivo lo zio (sul cui conto allo stato attuale non risultano accuse né provvedimenti giudiziari) fu aggredito, pestato e addirittura gettato in un cassonetto dei rifiuti. La polizia intervenne prima che il pestaggio si potesse trasformare in tragedia. Ma poi avviò delle indagini. E la giustizia, quella vera, che si basa sul Codice penale e non sulla legge del taglione, ha avuto il suo seguito.
Cosa è successo, quindi? Dopo visite mediche, interrogatori e le classiche indagini sul territorio, il personale della Squadra Mobile e del Commissariato Scampia, su delega della Procura della Repubblica di Napoli, IV Sezione violenza di genere e tutela delle fasce deboli della popolazione, ha dato esecuzione ad una ordinanza di applicazione della misura cautelare personale, nei confronti dei coniugi. Ovvero i due sono in guai seri.
Fratture sui corpi dei bambini
Marito e moglie sono al momento ritenuti gravemente indiziati di «maltrattamenti aggravati commessi in danno dei tre figli minori». Parliamo di vessazioni fisiche, botte che in alcuni casi hanno determinato anche fratture sui fragili corpi dei ragazzini.
Secondo le indagini i due avrebbero inflitto ai minori sofferenze di natura fisica e psichica. I due indagati, resisi irreperibili, sono stati rintracciati a Salerno il 13 luglio scorso e sottoposti all'ordinanza di applicazione della misura cautelare del divieto di avvicinamento ai figli minori.