Perché la giunta regionale di Roberto Fico in Campania è diventata una guerra tra cacicchi del Pd (ma non solo)

Roma, 12 marzo 2023: al centro congressi "La Nuvola" c'è l'assemblea nazionale del Partito Democratico. La segretaria nazionale Elly Schlein pronuncia dal palco le parole che in quel momento sembrano a tutte e tutti la conclusione definitiva dell'era di Vincenzo De Luca in Campania. «Abbiamo dei mali da estirpare» esordisce. «Non vogliamo più vedere capibastone e cacicchi vari. Su questo dovremo lavorare tanto insieme, ne va della credibilità del Pd, su cui non sono disposta a cedere di un millimetro».
Per i meno addentro al gergo politico: l'ispanismo «cacicco» (cacique) che indicava i capi di alcune comunità tribali in America del Sud e nel Messico; ai tempi nostri, non è un gran complimento: indica chi in politica ha un ruolo di potere conquistato quanto meno con spregiudicatezza ed esercitato facendo pesare la sua condizione.
Napoli, 26 dicembre 2025, giorno di Santo Stefano: fra tre giorni il Consiglio regionale della Campania sarà convocato per la prima volta e per allora – almeno questo è il suo obiettivo – Roberto Fico, nuovo presidente della Regione, vuole presentare la sua giunta, un mese circa dopo la sua elezione. Perché ci sta mettendo tanto? Il motivo è semplice: quei «cacicchi» che Schlein voleva estirpare dal Pd sono vivi e lottano insieme a lei: hanno vinto le elezioni Regionali.
Come mai il Pd blocca la nomina della giunta Fico: il nodo Bonavitacola
Il nodo è tutto nel Partito Democratico: ogni giorno ce n'è una nuova e sconfessa quanto stabilito poche ore prima. Tutto sommato le scenate di Clemente Mastella o i malumori tra i Verdi chi dovrà avere un assessorato lasciano il tempo che trovano, è il Pd in Campania che sta imballando la proclamazione dei dieci o undici nomi della squadra Fico per la legislatura 2025-2030. Schlein ha lasciato i Dem della Campania alle discussioni, specialmente dopo la nascita del "correntone di Montepulciano" (area Orlando, area Franceschini, area Speranza) cui qualche giorno dopo è seguito l'ingresso dell'ex opposizione guidata da Stefano Bonaccini, nella maggioranza del partito.
Ma vediamo punto per punto cosa sta accadendo. Il segretario del Pd in Campania è Piero De Luca, figlio di Vincenzo, alle prese con una crisi d'identità: dev'essere la voce dell'equilibrio di partito o la voce del sangue quella che conta? Già, perché a bloccare la nuova giunta regionale è l'area che fa riferimento a suo padre, il governatore uscente. Quest'ultimo ha presentato alle elezioni una sua lista civica, "A testa alta", fatta di fedelissimi e assessori uscenti. È risultata la terza realtà politica più votata nel centrosinistra: i rapporti di forza suggeriscono che debba avere almeno due assessorati.
Già, ma chi? Nelle consultazioni di lunedì scorso i deluchiani hanno fatto un solo nome: Fulvio Bonavitacola, vicepresidente uscente con delega all'Ambiente. Questo nome non piace a Roberto Fico, che lo giudica tipo «il fantasma dei Natali passati» per dirla con Charles Dickens, ovvero troppo vicino al precedente presidente. Non piace all'area di Marco Sarracino, napoletano, deputato Pd del correntone Schlein (area Orlando) uno dei promotori del cambiamento post-De Luca in Campania: si troverebbe De Luca jr alla guida del partito e l'eminenza grigia dello sceriffo in Regione. Altro che cambiamento.
Cosa c'entra il sindaco di Napoli Manfredi in questa partita?
Bonavitacola non piace nemmeno a Gaetano Manfredi, sindaco di Napoli, uno degli ingegneri del "campo largo" vittorioso il 23 e 24 novembre scorsi nonché tra gli azionisti della lista "Casa riformista". Qualche giorno prima di Natale Manfredi ha riunito alcuni consiglieri (fra loro Stanislao Lanzotti, coordinatore cittadino di Italia Viva). L'area Manfredi cerca di chiudere in ogni modo ogni accesso a Bonavitacola. Ma perché? L'idea è bonificare dal deluchismo Palazzo Santa Lucia. L'ex inquilino della Regione negli ultimi anni ha avuto rapporti pessimi con Manfredi e si è messo di traverso anche sul piano per bonifica e riassetto urbanistico dell'area di Bagnoli, fondamentale per l'America's Cup di Vela 2027, nonché trampolino di lancio politico di Manfredi verso una dimensione nazionale.
In realtà con questa soluzione draconiana di impedire ai deluchiani l'accesso alla giunta non sono tutti d'accordo. Qualcuno dice che tutto sommato a Schlein "non dispiaccia" vi siano pesi e contrappesi in Campania e che per nessuno vi sia una irresistibile ascesa verso la leadership progressista. E il leader del M5s Giuseppe Conte, poi, perché dovrebbe spingere per risolvere un problema tra capibastone Pd? Di qui l'idea di dare semaforo verde a Bonavitacola, ma con una delega minore, nulla che riguardi l'Ambiente o l'Urbanistica né tanto meno i Trasporti o la vicepresidenza. Il pacchetto delega Trasporti e vicepresidenza sono appannaggio di un altro pezzo da novanta dei Dem dell'area metropolitana di Napoli: Mario Casillo, dato per certo come numero 2 della giunta. Senza Casillo in giunta non si chiude nemmeno l'accordo al congresso provinciale napoletano del Pd con l'area Schlein che pretende il segretario metropolitano. Nella partita c'è anche il rimpasto al Comune di Napoli dove il Pd deve avere un suo assessore che potrebbe essere il segretario regionale Dem uscente, Giuseppe Annunziata, area Casillo.
Manfredi o Petracca: una poltrona per due alla presidenza del Consiglio regionale
«Se Fico accetta Bonavitacola, allora Massimiliano Manfredi è certamente Presidente del consiglio regionale» spiega una fonte di area Pd. Massimiliano Manfredi è consigliere regionale rieletto nel Pd, fratello del sindaco di Napoli e in predicato di diventare il nuovo presidente del Consiglio regionale della Campania. È un ruolo strategico per i lavori dell'Aula, da statuto infatti «Rappresenta il Consiglio; fissa l’ordine del giorno delle sedute, sentita la conferenza dei presidenti dei gruppi consiliari, assicura la regolarità delle sedute e il buon andamento dei lavori».
Non è l'unico ad ambire a questa carica e visto che siamo in pieno periodo natalizio possiamo scomodare "Una poltrona per due", con Eddie Murphy e Dan Aykroyd. L'altro papabile è infatti Maurizio Petracca, avellinese, consigliere regionale riconfermato (era presidente della Commissione Agricoltura). Petracca consentirebbe di non avere nomine troppo napolicentriche: anche Avellino deve avere un suo rappresentante.
Cuomo, Micillo, Santaniello e Maraio: gli altri nomi
Poi c'è tutto il resto: il sindaco di Portici Enzo Cuomo è papabile assessore in area Pd anche se ci sono molti mugugni nella sua città e per il rapporto – pessimo – che ha col Movimento Cinque Stelle: si presenterà a Fico col capo cosparso di cenere? Poi serve una donna che potrebbe essere una figura dell’area Bonaccini, indicata in Roberta Santaniello, competente dirigente regionale, irpina, sicuramente vicina a De Luca.
Nel Movimento 5 Stelle il nome principale resta quello della deputata Gilda Sportiello; così come quello di Salvatore Micillo, una delle persone più vicine al governatore eletto durante il periodo di campagna elettorale. Al M5S, insieme alla lista Fico presidente, dovrebbero spettare due assessorati. Uno degli assessorati in quota M5S potrebbe avere la delega alla Cultura, ritenuta strategica da Fico. Casa Riformista ha indicato Tommaso Pellegrino, ma la candidatura contrasterebbe con la regola del «no ai trombati»; resta forte l’alternativa Angelica Saggese. Per Avanti-Psi il nome proposto è il segretario Enzo Maraio, con possibile delega al Turismo.
Alleanza Verdi e Sinistra ha indicato la Verde Fiorella Zabatta. Per compensare, Sinistra Italiana avrebbe l'assessorato al Comune di Napoli: il nome è Pietro Rinaldi, l'accordo fra Manfredi e il segretario di SI Nicola Fratoianni sarebbe già chiuso. Da definire il nome per Noi di Centro: ai mastelliani potrebbe andare la delega all'Agricoltura. Resta aperto il nodo Bilancio: si allontana l'ipotesi di conferma dell’uscente Ettore Cinque; si cerca un nuovo profilo tecnico-politico per l’assessorato. Il tutto, considerando una data: 2027, ovvero le Elezioni Politiche. Per allora Fico dovrà mettere in calendario un rimpasto, visti i numerosi soggetti che ambiscono a candidarsi (Maraio, Zabatta, la stessa Sportiello, Casillo, Cuomo).