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Paestum, lo scrittore Pierpaolo Mandetta insultato dal branco perché gay: sfogo in lacrime sul web

In lacrime, sui social network, l’artista 33enne ha raccontato gli insulti omofobi ricevuti da un gruppo di ragazzini nella sua città, Paestum, nella provincia di Salerno. Postando una sua fotografia in lacrime, Mandetta ha raccontato cosa gli è accaduto: “So cosa vuol dire essere gay in un paese di provincia”.
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A cura di Valerio Papadia
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Insulti omofobi da un branco di ragazzini allo scrittore Pierpaolo Mandetta, 33 anni, originario di Capaccio Paestum, cittadina a cavallo tra il Vallo di Diano e il Cilento, nella provincia di Salerno. A raccontare quanto gli è accaduto è lo stesso artista che, sulla sua pagina Facebook, ha pubblicato una sua foto in lacrime e si è lasciato andare a un duro sfogo:

Non li chiamerò bambini o ragazzini, come a sminuire la cosa o ad attenuarla, perché a quindici o sedici anni non sei un uomo, ma un minimo di educazione civile devi averla.Stasera, intorno alle 17:30, stavo lavorando nel Podere con un amico, ed è passato di fronte al casale un branco di sei ragazzi sui motorini. Passano sempre, ogni pomeriggio, con due cani sciolti, uno nero e uno marrone, ma in genere sono un paio di loro che arrivano fin lì. Stavolta c’era tutta la comitiva.Pensando che io fossi in casa e quindi di non essere visti, uno di loro ha urlato “ricchion*”. Poi si sono accorti che invece ero nel parco e che li avevo riconosciuti, così hanno accelerato e sono usciti dalla campagna

Mandetta ha poi proseguito il suo racconto, scrivendo di non aver reagito in prima battuta, ma di aver raggiunto la sua automobile e di essere stato scosso dal pianto:

Ho fatto finta di niente, ho chiuso gli attrezzi nel capanno, sono salito in macchina per tornare a casa e quando ho messo in moto sono scoppiato a piangere.Come se non fosse passato un giorno da quei tempi in cui quei ragazzi di quindici e sedici anni mi chiamavano ricchion* a scuola e mi rovinavano per sempre la vita. Come se avessi ancora paura, e adesso so che è così. Ho ancora paura del mondo

Lo scrittore conclude così il suo racconto:

Lo so perfettamente cosa vuol dire essere gay in un paese di provincia. Discorsi sull’orgoglio e sul combattere vanno a farsi fottere quando intorno a te hai persone che fanno in modo che tu sia socialmente evitato, escluso o chiacchierato, o quando hai intorno uomini, padri di famiglia, che fanno della virilità un vangelo e conservano il fucile nel garage, per risolvere i problemi. So perfettamente che tante persone diranno cose del genere alle mie spalle, che penseranno che io faccia schifo e va benissimo. A me non interessa niente di avere il rispetto degli sconosciuti o l’accettazione da gente orribile. Ma di certo non posso sopportare di essere insultato a 33 anni, di provare di nuovo paura nel posto che diventerà la mia casa e mi darà un lavoro

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