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Obbligavano bar e pizzerie a usare le “loro” slot machine: 21 arresti nei clan di Scafati

Imponevano le proprio slot machine ed esigevano il pizzo, senza esitare di ricorrere a bombe e intimidazioni per ottenerli: 21 arresti tra i clan di Scafati.
A cura di Giuseppe Cozzolino
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Si stavano verosimilmente spartendo il territorio tra Scafati e Castellammare di Stabia: è questo lo scenario che ipotizzano gli inquirenti e che ha portato stamane a 21 persone arrestate ed altre 11 indagate a piede libero. Questo il bilancio della maxi operazione dei carabinieri di Salerno nei confronti di un gruppo criminale che controllava il settore delle slot machine ed estorceva denaro agli imprenditore. Sono tutte appartenenti, secondo gli inquirenti, al clan Buonocore-Matrone di Scafati al cui vertice ci sarebbe Giuseppe Buonocore, 47enne e genero dello storico boss Francesco Matrone, detto Franchino ‘a Belva, attualmente detenuto in regime di 41 bis.

Le accuse per i 21 arrestati, di cui 13 raggiunti da una ordinanza di custodia cautelare in carcere ed 8 agli arresti domiciliari, sono di associazione di tipo mafioso, estorsione, detenzione e porto abusivo di armi comuni da sparo e da guerra, violenza privata e illecita concorrenza con minaccia o violenza, tutti aggravati dal metodo e dalle finalità mafiose. Reati commessi tra gli anni 2014 e 2019, secondo quanto ricostruito dagli inquirenti. Fondamentali le accuse delle vittime, emerse e confermate durante le indagini, che hanno permesso di ricostruire almeno 21 estorsioni: 6 di essere riconducibili al clan Cesarano tra Scafati, Castellamare di Stabia e Pompei; 12 al clan Buonocore-Matrone tra Scafati e Santa Maria La Carità; 3 al clan Loreto-Ridosso a Scafati. Uno scenario che per gli inquirenti lascia presagire una sorta di "accordo" tra i clan dopo il periodo della guerra "calda", e che dunque erano giunti ad una sorta di spartizione del territorio. Nel corso delle indagini sono state sequestrate anche pistole con le matricola abrasa, una bomba carta, stupefacenti di vario tipo. I clan, oltre ad esigere il "pizzo", imponevano anche le proprie macchinette slot machine a bar ed esercizi commerciali, senza esitare a ricorrere alla forza con intimidazioni e attentati dinamitardi.

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