Nuovi studi sui Campi Flegrei, il vulcanologo: “La probabilità di un’eruzione non è trascurabile”

La probabilità di un’eruzione dei Campi Flegrei "non è affatto trascurabile. Per questo, dobbiamo assolutamente preparare il territorio anche alla possibilità di una futura eruzione". Così a Fanpage.it il professor Giuseppe De Natale commenta lo studio "The 1538 eruption at the Campi Flegrei resurgent caldera: implications for future unrest and eruptive scenarios" (L'eruzione del 1538 nella caldera bradisismica dei Campi Flegrei: implicazioni per future crisi e scenari eruttivi, disponibile integralmente qui, ndr) firmato assieme ai ricercatori Giuseppe Rolandia, Claudia Troise, Marco Sacchi e Massimo Di Lascio. Nessun allarmismo, dunque, ma i dati del nuovo studio vanno presi seriamente.
Professore, questo studio sembra cambiare drasticamente molte cose sui Campi Flegrei. Ci racconta, in maniera semplice, le più importanti?
Chiaramente, conoscere l’andamento preciso di questi fenomeni, in particolar modo dei precursori dell’unica eruzione storica, Monte Nuovo del 1538, è fondamentale per l’interpretazione dei fenomeni attuali. Eppure, nonostante l’abbondante documentazione, finora la ricostruzione di tali fenomeni è stata spesso contraddittoria, talvolta lacunosa, talvolta completamente errata. Già in epoca Greca sono documentati fenomeni macroscopici di subsidenza, che causavano inondazioni progressivamente più frequenti di un’antica strada, la Via Herculea, che correva tra la costa e l’antico Lago di Lucrino, molto più grande di quello attuale. Ma ovviamente i risultati più importanti sono quelli che riguardano i fenomeni precursori dell’eruzione del 1538: Parascandola faceva risalire l’inizio del sollevamento del suolo al 9° secolo DC, il lavoro del 2016 al 1251; noi dimostriamo che almeno fino al 1430 l’area era ancora in subsidenza: vi sono molteplici documenti che lo dimostrano, tra cui le testimonianze dirette di Petrarca e Boccaccio intorno al 1350.
Il sollevamento iniziò quindi solo 100 anni prima dell’eruzione..
Sì, e la sismicità di rilievo iniziò poco prima del 1470. Abbiamo anche calcolato, dalle stime di intensità massime dei terremoti dell’epoca già presenti in letteratura (un ottimo lavoro di Guidoboni e Ciuccarelli del 2011), le magnitudo degli eventi più forti, che risultano poco superiori a 5. Il sollevamento totale, a Pozzuoli, fu di 16 metri, un paio di metri in più di quanto ipotizzato fin’ora. Abbiamo inoltre scoperto che il sollevamento immediatamente pre-eruttivo nel sito dove poi sorse Monte Nuovo non fu eclatante, 19 metri, come ipotizzato dal lavoro del 2016, ma se anche avvenne fu di pochi metri. Perché la già citata Via Herculea, vicinissima al Monte Nuovo, che andò sotto il livello del mare nel VII secolo dopo Cristo, non riemerse mai neanche subito dopo l’eruzione (ed è tutt’ora a circa 4,5 metri sotto il livello del mare). Questo significa che non possiamo aspettarci necessariamente, come chiaro precursore a breve termine, un sollevamento macroscopico nel sito dove avverrà l’eruzione.
Questo parallelismo tra la situazione pre-1538 e quella attuale, può essere considerato un campanello d'allarme?
L’evoluzione dei fenomeni attuali di sollevamento del suolo (iniziato nel 1950) e sismicità (iniziata nel 1970) è del tutto simile, finora, alla sequenza di precursori dell’eruzione del 1538: solo l’entità del sollevamento totale oggi, poco più di 4 metri, è notevolmente inferiore a quella osservata nei primi 70-75 anni dal 1430, che fu di circa 10 metri. Il nostro lavoro dimostra che i fenomeni di sollevamento del suolo e sismicità sono estremamente rari in quest’area, contrariamente a quanto si creda a livello popolare (che si riflette anche nelle affermazioni di molti politici); e sono legati a fenomeni che tendono verso condizioni eruttive. Questo non vuol dire che questi fenomeni culmineranno con un’eruzione, come nell’unico altro caso in cui si osservarono (perché un episodio non fa statistica): significa però che la probabilità di un’eruzione non è affatto trascurabile. Per questo, dobbiamo assolutamente preparare il territorio, oltre che al rischio gravissimo ed imminente di terremoti anche più forti di quelli avvenuti sinora, per cui siamo spaventosamente in ritardo, anche alla possibilità di una futura eruzione.
Ad oggi, il bradisismo continua e le scosse, anche forti, non si sono fermate. I Campi Flegrei sono uno dei vulcani più monitorati al mondo, eppure sembra avere ancora tanti misteri, anche del passato, tutti da scoprire.
Si, confermo certamente. Sono ancora tante le cose da scoprire, ma ora, almeno sulla storia passata, un punto fermo (fermissimo, perché la documentazione scritta non è interpretabile come i dati geofisici indiretti) ce l'abbiamo messo.