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Covid 19

No vax, il medico del Cotugno: “Anche ragazzi in terapia intensiva. Non è tardi per il vaccino, proteggetevi”

Intervista Giuseppe Fiorentino, il medico a capo della terapia subintensiva dell’ospedale Cotugno. A Fanpage.it il medico spiega qual è la situazione nel polo infettivologico, dove i ricoverati sono per la maggior parte non vaccinati. Fra loro un giovane di 17 anni. Proprio per questo lancia un appello ai no vax: “Vaccinatevi, non è tardi per ripensarci”
Intervista a Dott. Giuseppe Fiorentino
Pneumologo, responsabile della terapia subintensiva del Cotugno.
A cura di Gaia Martignetti
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Dottor Giuseppe Fiorentino, ospedale Cotugno
Dottor Giuseppe Fiorentino, ospedale Cotugno
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L'ospedale Cotugno è il polo di riferimento in Campania non solo per il Covid 19, ma anche per le altre patologie infettive. Attualmente il nosocomio riesce ancora ad accogliere pazienti che non sono affetti da coronavirus, grazie anche all'effetto del vaccino. Fanpage.it ha chiesto al dottor Giuseppe Fiorentino, che guida la terapia subintensiva del Cotugno, qual è la situazione dei ricoveri al momento.

Dottor Fiorentino, com'è la situazione al Cotugno?

«C'è stato un incremento nei numeri dei ricoverati negli ultimi giorni. La situazione al momento è sotto controllo perché la disponibilità dei posti letto è ancora presente. Quello che abbiamo notato è che l'età media dei pazienti si è alzata all'improvviso, con ricoveri di ultra 80enni con un incremento dei decessi. Il problema è che spesso sono pazienti anziani, con pluripatologie. Anche se abbiamo ricoverato stamattina un ragazzo di 17 anni, con Covid di media gravità, però che ha problemi associati di obesità»

Questo paziente 17enne è vaccinato o non vaccinato?

«Non vaccinato. Il numero dei ricoverati e a netta prevalenza di non vaccinati. Siamo intorno al 75%»

Invece i vaccinati ricoverati che sintomatologia hanno?

«I vaccinati che sono da me sono in terapia semintensiva, quindi hanno patologie importanti. Hanno fatto la seconda dose di vaccino mediamente tra marzo e aprile e hanno tutti comorbidità. Quindi anche diabete, qualcuno ha pregressi oncologici. Hanno il sistema immunitario forse non al top della sua attività»

Quindi necessiterebbero di una terza dose?

«Sì, secondo me sì. Abbiamo visto già dagli studi presenti che la terza dose riporta l'immunità della persona al 99%»

Se dovesse paragonare gli scenari di un anno fa che avete vissuto in ospedale, sente che si è fatto un passo avanti?

«Sì, ma un passo grosso. L'anno scorso di questi tempi avevamo aperto nel mio reparto la terza ala, con altri 20 posti letto. Attualmente rimaniamo solo su 2. I numeri riusciamo a contenerli tranquillamente. Ma questo con la libertà data dal Green Pass , che ci permette di avere una vita quasi normale»

C'è ancora una parte di popolazione che è ancora restia alla somministrazione di una prima dose.

«Non è tardi per fare una prima dose ed eventualmente dopo 20 giorni quella di richiamo, perché comunque ci dà un minimo di protezione in più rispetto alla normalità. Per cui assolutamente bisogna vaccinarsi. Molti di loro non si vaccinano confidando nell'immunità di gregge, non è più così. Perché il Covid è come se selezionasse il non vaccinato, se lo va a cercare e lo infetta, nelle maniere più imprevedibili. L'immunità di gregge deve essere limitata solo ai pazienti che per alcune patologie non possono essere vaccinati, per motivi medici, non personali. Anche perché ci sono persone che non accettano il vaccino ma poi alcuni  assumono sostanze stupefacenti, altre per "ideologie" che forse non hanno tutte le basi scientifiche»

A chi ha ancora paura del vaccino cosa direbbe?

«Nella mia esperienza ho incontrato diversi "no vax". Loro hanno le idee confuse, ma con quello che è l'informazione mediatica io penso che tutti avrebbero le idee confuse. Spesso basta fermarsi a parlare 5 minuti per capire quali sono le problematiche e le paure, il paziente poi si convince. Spesso dicono ma io posso avere un effetto collaterale, ad esempio la pericardite. Però dagli studi, ormai il vaccino è su larga scala, non ha un'incidenza superiore alla popolazione normale. Ma poi io dico sempre, se viene la pericardite con il vaccino sarebbe venuta molto peggio con il virus. Per cui spesso gli effetti collaterali del vaccino sono solo una piccola parte, di quello che il paziente potrebbe avere con l'infezione virale in toto».

Le informazioni fornite su www.fanpage.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.
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