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Nell’antica Pompei esistevano case con torri per mostrare potere e ricchezza: la nuova ipotesi in uno studio

Un nuovo studio del Parco Archeologico di Pompei e dell’Università Humboldt di Berlino avanza l’ipotesi che, nell’antica Pompei, alcune domus fossero dotate di torri, come quelle medievali, per dimostrare ricchezza e potere.
A cura di Valerio Papadia
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Nell'antica Pompei, prima che la città romana venisse distrutta dall'eruzione del Vesuvio del 79 dopo Cristo, esistevano domus dotate di torri. È questa l'ipotesi avanzata da un nuovo studio condotto dal Parco Archeologico di Pompei e dall'Università Humboldt di Berlino, dal titolo "La torre della casa del Tiaso. Un nuovo progetto di ricerca per la documentazione e la ricostruzione digitale della Pompei ‘perduta'", pubblicato sull'e-journal del Parco. Lo studio ha ipotizzato, nella fattispecie, che, come è accaduto successivamente nel Medioevo in città come Bologna e Ferrara, anche secoli prima, a Pompei, alcuni personaggi importanti dell'epoca avessero costruito case dotate di torri come segno di potere e ricchezza.

Lo studio, guidato dal direttore degli Scavi di Pompei Gabriel Zuchtriegel e dalla professoressa Susanne Muth del Dipartimento di Archeologia Classica dell'Università Humboldt, ha preso le mosse da una scala monumentale rinvenuta nella cosiddetta Casa del Tiaso, che sembra condurre nel nulla; da qui, l'ipotesi che la scala potesse costituire l'accesso per raggiungere una torre, dalla quale poter dominare Pompei e osservare il Golfo o magari il cielo stellato. Lo studio si inserisce nel progetto POMPEII RESET, che si pone l'obiettivo di ricostruire, grazie ad elaborazioni in 3D, non solo il materiale ancora oggi conservato, ma anche una elaborazione delle strutture mancanti, per restituire una visione degli edifici che costituivano l'antica Pompei e, di conseguenza, della vita nella città romana.

"La ricerca archeologica a Pompei è molto complessa. Oltre a quella sul campo con gli scavi che restituiscono contesti intatti sulla vita nel mondo antico e nuove storie da raccontare sulla tragedia dell’eruzione, esiste anche la ricerca non invasiva, fatta di studio e di ipotesi ricostruttive di ciò che non si è conservato, ma che completa la nostra conoscenza del sito" ha detto Gabriel Zuchtriegel.

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