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Notizie sull'omicidio di Antonio Natale a Caivano

Antonio Natale ucciso a Caivano, gli “scomparsi” si presentano dai carabinieri: “Gli volevamo bene”

Davanti alla tenenza dei carabinieri di Caivano si sono presentati, insieme ai familiari, alcuni dei giovani che secondo le voci circolate si sarebbero resi irreperibili dopo la scomparsa di Antonio Natale, trovato cadavere il 18 giugno. “Gli volevamo bene, abbiamo la coscienza pulita”, hanno detto in una diretta Facebook.
A cura di Nico Falco
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La protesta davanti alla tenenza e la vittima, Antonio Natale
La protesta davanti alla tenenza e la vittima, Antonio Natale
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"Dicono che ero irreperibile, io sono venuto qua. Ad Antonio volevo bene, gli ho anche regalato un viaggio". Francesco B., ieri sera, si è presentato davanti alla tenenza dei carabinieri di Caivano, in via Frattalunga. Con lui anche Domenico B. e Alessandro B., tutti parenti tra loro. Sono tra le persone che erano state date per "scomparse dalla circolazione" dopo la morte di Antonio Natale, il 22enne scomparso il 4 ottobre e trovato ucciso in un campo.

Storiaccia totalmente blindata dalla Procura di Napoli, tanto che al momento nulla trapela su eventuali indagati né su sviluppi investigativi, ma in un posto come il Parco Verde le voci corrono veloci, incontrollate. E quelle più insistenti parlavano proprio di queste persone, due, forse addirittura quattro, che erano sparite dalla circolazione dal 4 ottobre e che, con tutta probabilità, avevano a che fare con l'omicidio. Nomi e cognomi che sono finiti poi nella diretta Facebook del giornalista Pino Grazioli, che ha mostrato i loro profili sul social network definendoli spacciatori e presunti assassini.

Antonio Natale sparito da Caivano, ritrovato il cadavere

La storia comincia lo scorso 4 ottobre, quando Antonio Natale, 22 anni, sparisce. A ricostruire le ultime ore è la madre, Anna, che racconta che il ragazzo è uscito di casa intorno alle 16 per andare a fare delle compere a Napoli. È andato, dice, con un suo amico, tale Domenico. Poi, però, la donna viene a sapere che c'erano anche due parenti di quest'ultimo, Francesco ed Emanuele. Tre persone con cui Antonio aveva litigato violentemente pochi giorni prima.

Alle 19 Antonio sparisce. Domenico torna a Caivano e dice di averlo accompagnato in via Atellana, nel cosiddetto Bronx, e di non averlo più sentito. La madre e gli altri due figli non credono a questa versione, specialmente col passare dei giorni. Non si fidano di Domenico né degli altri, credono che il 22enne sia entrato in un brutto giro di droga. E la donna inscena coi familiari diverse proteste: si dice convinta che Antonio sia stato ucciso dalla camorra, fa nomi, punta il dito, chiede che le venga restituito almeno il corpo.

Antonio Natale
Antonio Natale

Il cadavere trovato grazie alla cartomante

Il 18 ottobre il corpo di Antonio viene ritrovato nelle campagne di Casolla, frazione di Caivano, nei pressi di un campo rom. Parzialmente sepolto, in avanzato stato di decomposizione tanto che viene riconosciuto per i vestiti e per i tatuaggi. E al primo esame il medico legale evidenzia dei fori compatibili con colpi d'arma da fuoco: sarebbe stato ucciso e seppellito per non far mai più trovare il corpo, presumibilmente quello stesso 4 ottobre.

A consentire il ritrovamento, dopo due settimane di ricerche, sarebbe stata una cartomante. Alla donna si sarebbe rivolta la compagna di un giovane del Parco Verde che sarebbe il gestore di una delle principali piazze di spaccio. Avrebbe chiesto di leggere nelle carte l'arrivo di eventuali guai e, frase dopo frase, in una lunga chat avrebbe inavvertitamente fornito una serie di indicazioni. Le conversazioni sarebbero state consegnate dalla cartomante a Grazioli e da quest'ultimo ai carabinieri, consentendo quindi il ritrovamento.

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Gli "scomparsi" dai carabinieri: "Gli volevamo bene"

Anche nei giorni successivi al ritrovamento hanno continuato a circolare sempre con maggiore insistenza gli stessi nomi, compreso il particolare inquietante: quelle persone sarebbero scomparse da Caivano subito dopo la sparizione di Antonio, circostanza che sarebbe una prova (o, almeno, un forte indizio) del loro coinvolgimento. Fino al video pubblicato ieri sera, che ha scatenato la reazione davanti alla Tenenza dei Carabinieri.

Le persone citate si sono presentante ai militari lamentandosi che in quelle immagini, oltre agli accusati, c'erano anche bambini e altri parenti mai tirati in ballo in questa storia e che adesso temevano ritorsioni. In via Frattalunga c'erano anche Domenico, l'ultimo a vedere Antonio, e Francesco, indicato anche lui tra gli assassini. È proprio quest'ultimo, maglietta bianca e cappellino calato sulla testa, che attraverso le sbarre della recinzione della caserma dice ai carabinieri: "Dicono che ero irreperibile, io sono venuto qua". Ad Antonio, aggiunge, "venti giorni fa regalai un viaggio, ma non potè partire perché ebbe un problema con la legge. È tutti registrato nell'agenzia di viaggi, pagai pure la penale…".

La diretta è stata pubblicata da una ragazza, anche lei parente dei giovani accusati, che in più occasioni rimarca la vicinanza della famiglia con Antonio. "Queste sono persone con la coscienza a posto – dice – è gente che ad Antonio voleva bene, che lo teneva nel cuore. Mio padre lo trattava come un figlio e lui lo chiamava papà. Ora per chi ascolta queste accuse siamo dei mostri".

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