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Covid 19

Napoli, l’abbraccio ‘virtuale’ degli studenti al prof: lo ringraziano coi cartelli per il lavoro svolto

Insegnare e studiare in Didattica a distanza non è sempre facile né soddisfacente per i professori e per gli allievi. Ma la sorpresa che gli allievi del Liceo Umberto I hanno fatto al loro docente, Ciro Tremolaterra, dimostra che il “fattore umano” va oltre gli impedimenti di tipo tecnico e pratico.
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Ciro Tremolaterra è uno di quei professori che ogni studente vorrebbe incontrare nella sua vita: mite, appassionato, empatico, con grande passione per la parola scritta, autore di libri di poesie e filastrocche. Ha un piccolo problema d'udito che non gli impedisce né di insegnare né di farsi apprezzare per il suo gran lavoro.

Docente al Liceo Umberto I di Napoli, ieri, durante una delle sessioni di Didattica a distanza, da tanto, troppo tempo l'unico modo per interfacciarsi con gli studenti all'epoca del Covid, Ciro ha ricevuto una piccola sorpresa da una delle classi che ha potuto incontrare dal vivo soltanto per due giorni quest'anno. I ragazzi al termine della lezione hanno esposto in videocamera cartelli di ringraziamento per il lavoro svolto.

È proprio il prof che accetta di raccontare a Fanpage.it quanto accaduto. E lo fa da par suo, come se fosse un piccola novella:

Sono gli ultimi due giorni di scuola a distanza, prima delle vacanze di Natale, e in fondo abbiamo tutti bisogno di staccare la spina dei nostri pc o tablet per un po'. Penso di salutare le mie classi domani, ma con una, la IV H, domani non ci vediamo, non è nell'orario martedì. Sono ragazze e ragazzi che ho incontrato quest'anno a scuola solo per due giorni.

L'anno scorso non avevo la sezione H. Due mattine ci siamo visti a scuola, a causa dell'alternanza e perché il 15 ottobre, inaspettatamente, le scuole sono state chiuse agli alunni. Eppure anche a distanza si è stabilito un buon rapporto, penso mi abbiano apprezzato. Io non sento tanto bene, all'inizio dicevo loro di parlare non ad alta voce ma più lentamente, scandendo bene le parole. E loro mi hanno aiutato, davvero.

Mi ero preparato a salutarli con calore, ad augurare loro di essere almeno un po' più spensierati in questi giorni e dire che mi aveva fatto piacere, in questo periodo difficile, comunicare con loro la mattina. Quando mi sono collegato, ho visto che pochi avevano attivato la telecamera. Anzi, quasi nessuno. Quindi sullo schermo c'erano solo tante lettere. Strano, di solito delle mie tre classi, sono i ragazzi che hanno avuto meno problemi con le telecamere.

Glielo ho detto: ragazzi, come va? È l'ultimo giorno che ci vediamo prima delle vacanze, almeno mostratevi, non fate che siete tutte lettere… Allora è apparsa una ragazza ma dopo un secondo è scomparsa di nuovo. Tra l'altro con la Dad è un po' così, la connessione a volta va bene, altre volte meno. Ogni tanto compare la scritta: l'alunno "nome cognome" sta partecipando o ha abbandonato…

Poi gli alunni sono comparsi tutti insieme e avevano i foglietti con le scritte Grazie e Grazie prof, qualche cuore. Mi sono commosso, questa è stata la mia prima reazione, davvero. Glielo ho detto e ho chiesto di aspettare perché volevo fotografarli.
Mi avete fatto una bella sorpresa… Ho visto che loro sono stati contenti.
Ho interrogato poi due alunne in Storia e alla fine dell'ora, ancora li ho ringraziati.
Dopo mi sentivo meglio, contento, come se fossi stato a scuola in una di quelle giornate in cui tutto va bene, riesci a spiegare con soddisfazione, e poi esci di scuola e puoi prendere un altro caffè, fare una chiacchierata con un collega, prima di tornare a casa.
La Dad ha i suoi limiti. Ma il fattore umano, mi sono accorto, "buca sempre lo schermo". Sono grato ai ragazzi.

Ah: nei soli due giorni in cui ci eravamo visti in un'aula scolastica avevo fatto in tempo a regalare una copia delle mie Filastrocche alla lavagna, una per tutta la classe. Forse immaginavo che non ci saremmo ritrovati "in presenza" per un po' di tempo.

A volte è la vita che ci ammacca
non solamente voi, la quarta H

Anzi, stare con voi è divertente
anche se poi non si capisce niente

Ecco la filastrocca che avevo letto in classe il primo giorno per "rompere un po' il ghiaccio", scritta alcuni anni fa durante una sostituzione con un'altra, vivace quarta H. Chissà come e quando torneremo a scuola.

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