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Napoli, botteghe storiche tutelate: no a fast food e friggitorie a San Gregorio Armeno e zona Unesco

Vincolo di destinazione sulle botteghe storiche di Napoli che caratterizzano vicoli, strade e rioni, come via San Gregorio Armeno, la strada dei presepi, Borgo Orefici, o le porcellane di Capodimonte, in modo che tutte queste attività non scompaiano a vantaggio di fast food e negozi non tradizionali. “Il Comune di Napoli – spiega a Fanpage.it l’assessore al Commercio Rosaria Galiero – ha approvato la delibera di indirizzo che ha istituito il tavolo di studio. Obiettivo: un protocollo d’intesa con Soprintendenza e Camera di Commercio”.
A cura di Pierluigi Frattasi
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Vincolo di destinazione sulle botteghe storiche di Napoli che caratterizzano vicoli, strade e rioni, come via San Gregorio Armeno, la strada dei presepi, Borgo Orefici, o Capodimonte, con gli artigiani delle porcellane, in modo che tutte queste attività non scompaiano a vantaggio di fast food o negozi non tradizionali. Una strada già intrapresa in altre città, come Firenze o Bologna. “Il Comune di Napoli – spiega a Fanpage.it l’assessore al Commercio Rosaria Galiero – ha approvato la delibera di indirizzo che ha istituito il tavolo di studio per arrivare alla definizione delle tutele delle aree del centro storico Unesco. Si tratta di una task force che si propone di mettere allo stesso tavolo tutti gli enti preposti: il Comune, la Città Metropolitana, la Soprintendenza, la Camera di Commercio e la Regione Campania, per individuare le formule di tutela in grado di salvare le attività storiche”.

Un patto tra enti per salvare il centro storico

Il piano per vincolare le vie delle botteghe artigiane è partito lo scorso anno, poi ha subito una battuta d’arresto a causa del Coronavirus. “È un lavoro – aggiunge Galiero – che abbiamo avviato approvando la delibera di giunta che dà mandato agli uffici di tutelare alcune aree analogamente a quanto sperimentato anche a Firenze e Bologna. A Napoli, oltre a San Gregorio Armeno, ci sono ad esempio Borgo Orefici, ma anche Capodimonte, dove le botteghe della porcellana sono quasi scomparse. Ad oggi restano in pochi, come il maestro Carusio. Gli altri maestri sono andati in provincia. È una perdita per la città che va fermata”. Si tratta, quindi, di un percorso ancora all'inizio. I divieti e le tutele non scatteranno da subito, è bene chiarire, ma saranno definiti e condivisi in un protocollo tra tutte le istituzioni.

Nelle strade che potrebbero essere soggette a vincolo c’è San Gregorio Armeno, la strada delle botteghe dei presepi e dei pastori, famosa in tutto il mondo. “Abbiamo studiato la possibilità di un vincolo di destinazione d'uso – spiega Galiero – affinché le attività storiche non scompaiano a favore ad esempio delle attività di somministrazione. Non tutti gli artigiani storici a Napoli sono proprietari delle botteghe, alcuni sono in affitto e senza tutele non esiste alcun divieto che impedisca ai proprietari degli immobili di affittare i locali alle multinazionali straniere o ai fast food. Arrivare alla definizione delle tutele, anche se temporanee, è un processo complesso, perché si tratta comunque di proprietà privata. Anche a Firenze si è intrapresa questa strada che sta dando i suoi frutti. L’obiettivo al quale ha lavorato il tavolo è arrivare a un protocollo d’intesa con tutti i soggetti pubblici istituzionali, come il Comune e la Soprintendenza, a tutela delle botteghe artigiane, che dia le linee guida per definire il vincolo e l'identificazione di attività, tutelarne il decoro e la storia e far acquisire anche un valore maggiore alle attività.

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