Napoletano insultato a Milano, la sua ironia partenopea è la miglior risposta

«Noi non siamo napoletani!» è uno dei cori – a dire il vero quello meno vergognoso – che si sentono da più tempo sugli spalti degli stadi di calcio. L'identificazione della fede calcistica con la cittadinanza: il risultato è che lo sfottò calcistico si trasforma in una offesa territoriale. Storia vecchia: dall'insulto «terrone» (su cui ricordiamo l'opinione di un monumentale Sandro Ciotti) a robacce d'altro tipo, alcune delle quali ormai prassi comune e, purtroppo, tollerata.
«Noi non siamo napoletani» è il coro che Guglielmo che di Napoli è cittadino e che del Calcio Napoli è tifoso, ha potuto ascoltare seduto in metro a Milano, intonato da qualche ragazzo che aveva probabilmente trent'anni in meno. Guglielmo non è stato zitto e se n'è uscito con una frase – immancabilmente immortalata da qualche smartphone e finita su TikTok. All'ennesimo «Non siamo napoletani» ha replicato: «E beh, che peccato…che peccato, ragazzi.. ognuno nasce con un problema». I giovanotti hanno abbozzato, sorriso, abbassato la testa e sono rimasti zitti. Ogni tanto l'ironia è più forte e lascia senza parole. Non sempre accade così, ad altri negli anni è andata peggio e si sono presi minacce e insulti.
Rintracciato e intervistato da Gianni Simioli e Serena LiCalzi per La Radiazza di Radio Marte, Guglielmo spiega: «Io sono nato nella con la cultura di "Giulietta sì na zoccola" e quindi va bene così…». Il riferimento è allo storico striscione dei napoletani agli avversari di sempre, i tifosi del Verona.
Poi spiega che tutto sommato è stato fortunato poiché i ragazzi hanno abbozzato e non reagito ulteriormente: «La mia è stata una reazione immediata, io detesto questo tipo di tifo, anche se lo sfottò mi piace e deve deve esistere».