“Morto a 14 anni per tumore non diagnosticato”, il caso di Carmine Puccinelli alla Corte Ue dei diritti dell’Uomo

Il ricorso della famiglia di Carmine Puccinelli, il 14enne deceduto nel dicembre 2023 per un tumore a un ginocchio diagnosticato in ritardo, è stato formalmente inviato oggi alla Corte Europea dei Diritti dell'Uomo di Strasburgo. I familiari citano in giudizio lo Stato italiano per l'archiviazione delle indagini sui sanitari che avevano avuto in cura il ragazzo, dei quali uno solo è stato ritenuto responsabile. Per la famiglia, invece, c'è stata una responsabilità medica collettiva sia nell'omessa diagnosi tempestiva, sia nella mancata asportazione del tumore.
A preparare il ricorso è stato lo Sstudio Associati Maior (rappresentato dagli avvocati Michele Francesco Sorrentino, Pierlorenzo Catalan e Filippo Castaldo), col supporto del medico legale Marcello Lorello. Oltre quattromila pagine, tra atti e allegati, per ricostruire la storia dell'adolescente napoletano e della sua malattia, a partire dal 2022, quando era stato visitato per la prima volta dopo essere caduto a scuola; in quella circostanza il medico dell'ospedale di Capua, sostengono i parenti avrebbe interpretato il gonfiore al ginocchio come un versamento all'articolazione mentre il medico di base avrebbe indicato la presenza di una massa tumorale.
Il ricorso, spiegano i legali, "denuncia la violazione degli articoli 2, 6 e 13 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo, in relazione al diritto alla vita, al diritto a un processo equo e al diritto a un ricorso effettivo". In particolare, gli avvocati evidenziano come "particolarmente grave" "la circostanza che il giudice che ha disposto l’archiviazione non fosse territorialmente competente, in violazione del principio del giudice naturale precostituito per legge". Inoltre l'archiviazione, aggiungono, "si è basata su valutazioni non equilibrate, privilegiando le perizie disposte dal Pubblico Ministero, senza possibilità di ricorso in Cassazione". “La morte di Carmine non può restare senza giustizia – concludono i legali –. Se in Italia non è stato possibile ottenere un processo equo, sarà Strasburgo a doverlo garantire.”