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Covid 19

“Mancano i medici di famiglia a Napoli, a rischio l’assistenza per il Covid”: allarme Fimmg

Luigi Sparano e Corrado Calamaro, Fimmg Napoli: “Mancano i medici di famiglia in Campania, troppi pensionamenti in questi anni e pochi rimpiazzi. Sulla gestione della pandemia in Campania si abbia il coraggio di dire ai cittadini la verità. Se non si vogliono assegnare nuovi medici di famiglia, almeno si abbia il coraggio di dire ai cittadini che nel momento del picco rischiamo di restare soli”.
A cura di Pierluigi Frattasi
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“Mancano i medici di famiglia in Campania, troppi pensionamenti in questi anni e pochi rimpiazzi. Sulla gestione della pandemia in Campania si abbia il coraggio di dire ai cittadini la verità. Se non si vogliono assegnare nuovi medici di famiglia, almeno si abbia il coraggio di dire ai cittadini che nel momento del picco rischiamo di restare soli”. A lanciare l'allarme è il sindacato Fimmg di Napoli, attraverso i vertici Luigi Spàrano e Corrado Calamaro, che aggiungono: “Molto presto i cittadini campani potrebbero trovarsi senza medici di famiglia, privi di assistenza primaria nel pieno della pandemia”. I medici di Napoli e provincia, con più di 1.200 studi su tutto il territorio, coprono una popolazione di circa 1,5 milioni di persone.

“Troppi pensionamenti, assistenza a rischio per il Covid”

“Ai nuovi pensionamenti previsti per il quinquennio 2019-2024 – spiegano – si aggiungono le criticità del Covid-19. Dal 2019 è iniziata una quiescenza che vede coinvolti il 65% dei medici in servizio. Manca un turnover che faciliti l’inserimento in professione dei medici formati in medicina generale (in possesso del diploma di formazione in medicina generale) e di coloro che hanno titoli equipollenti (abilitati al 31.12.1994) che detengono i requisiti per l’accesso alla professione di medico di famiglia. In particolare, già da quest’anno, in assenza di un meccanismo regionale di assegnazione contestuale di incarichi, la popolazione si sta ritrovando senza quei medici di famiglia necessari per l’assistenza primaria. O si fa spazio ai giovani – concludono i sindacalisti – o rischiamo di trovarci in un inverno bollente. Chi pensa che il peggio sia già passato con la prima ondata rischia di avere un brutto risveglio. Sarebbe gravissimo se ci facessimo trovare impreparati, perché a farne le spese sarebbero i cittadini”.

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