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L’inchino della Madonna davanti al boss, estorsioni su mozzarelle ed edilizia: 25 arresti nei Sangermano

Blitz nel Napoletano, 25 arresti nei Sangermano; il clan imponeva prodotti caseari ed edili, la statua della Madonna fatta inchinare davanti al boss.
A cura di Nico Falco
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Immagine di repertorio
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Usura, riciclaggio, controllo del mercato legale tramite l'imposizione di prodotti caseari. Una egemonia, quella del clan Sangermano, mantenuta anche con l'uso delle armi: gli affiliati ne disponevano in grande quantità. Tutto ricostruito dai carabinieri, che questa notte hanno messo a segno un blitz tra l'agro nolano e la provincia di Avellino stringendo le manette ai polsi di 25 persone; tra gli episodi ricostruiti, quello che probabilmente più simboleggia il controllo del territorio da parte del gruppo malavitoso: durante la processione della Madonna la statua era stata fatta "inchinare" davanti all'abitazione del clan e il parroco del paese abbandonò la manifestazione.

Blitz nel Napoletano, 25 arresti nel clan Sangermano

La misura cautelare per 25 persone, emessa dal Tribunale di Napoli, è stata eseguita all'alba di oggi, 3 novembre, dai carabinieri del Nucleo Investigativo del Gruppo di Castello di Cisterna, con personale della Direzione Investigativa Antimafia, al termine di indagini condotte dai militari e coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli. I destinatari del provvedimento sono accusati di fare parte del clan Sangermano, attivo nell'agro nolano, e sono gravemente indiziati, a vario titolo, dei reati di associazione mafiosa, estorsione, trasferimento fraudolento di valori, illecita concorrenza, usura, autoriciclaggio e porto e detenzione illegale di armi comuni da sparo, questi ultimi con l'aggravante delle finalità e delle modalità mafiose.

I destinatari della misura cautelare sono: Agostino Sangermano, 43 anni; Nicola Sangermano, 44 anni; Luigi Abate, 50 anni; Vincenzo Albi, 37 anni; Gennaro Ariano, 30 anni; Giuseppe Buonincontri, 43 anni; Antonio Catapano, 35 anni; Giuseppe Della Pietra, 38 anni; Salvatore Della Ratta, 42 anni; Giuseppe Foglia, 39 anni; Angelo Grasso, 43 anni; Giuseppe Manzi, 46 anni; Giovanni Marra, 43 anni; Ezio Mercogliano, 24 anni; Francesco Mercogliano, 30 anni; Giovanni Minichini, 32 anni; Clemente Muto, 54 anni; Benedetto Napolitano, 75 anni; Paolo Nappi, 43 anni; Michele Sangermano, 45 anni; Roberto Santulli, 39 anni; Luigi Sepe, 43 anni; Onofrio Sepe, 42 anni; Salvatore Sepe; Luigi Vitale, 49 anni.

L'inchino della Madonna davanti all'abitazione del boss

Le indagini sono state svolte tra il 2016 e il 2019 e hanno consentito di ricostruire l'organizzazione e l'operatività del gruppo criminale, con base a San Paolo Belsito, in provincia di Napoli, e con interessi nell'agro nolano e in una parte della provincia di Avellino. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti il clan era particolarmente attivo nel settore delle estorsioni, con le modalità dell'imposizione della fornitura: obbligava numerosi commercianti della zona ad acquistare articoli caseari da aziende collegate alla cosca e imponeva agli imprenditori edili di rifornirsi da una sola rivendita di riferimento, anche questa riconducibile al clan.

Ma il controllo capillare del territorio avveniva anche tramite riciclaggio, prestiti ad usura e la concorrenza illecita esercitata grazie alla forza di intimidazione dell'organizzazione criminale. La presenza pressante dei Sangermano sul territorio emerge da uno degli episodi ricostruiti dai carabinieri nel corso delle indagini: durante la processione della patrona del paese, l'effigie della Madonna era stata fatta passare davanti all'abitazione di Agostino Sangermano (tra i destinatari della misura odierna), dove c'era stato l'inchino in segno di rispetto. Era il 2016, in quella circostanza il parroco di San Paolo Belsito, don Fernando Russo, abbandonò la processione.

Durante le attività i militari hanno dato esecuzione anche a un decreto di sequestro preventivo su immobili (terreni e fabbricati), società, autovetture e rapporti finanziari, per un valore complessivo di circa 30 milioni di euro.

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