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L'omicidio di Rosa Alfieri a Grumo Nevano

L’assassino di Rosa: “Le voci mi dicevano: uccidila o uccidiamo te. Perdonatemi, è colpa della droga”

In isolamento nel carcere di Poggioreale, Elpidio D’Ambra, reo confesso dell’omicidio di Rosa Alfieri, chiede perdono: “È stata la droga – dice – le voci mi dicevano che mi avrebbero ucciso”.
A cura di Nico Falco
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Una vita devastata dalla cocaina, un passato in galera, le voci che gli rimbombano nella testa e non gli danno tregua. E che lo hanno spinto anche all'omicidio, a stringere le mani intorno al collo di una ragazza di 23 anni fino a soffocarla. Rinchiuso nel carcere di Poggioreale, in isolamento, Elpidio D'Ambra attende l'udienza di convalida: ha confessato di avere ucciso Rosa Alfieri, strangolata nella casa dove il giovane abitava da un paio di settimane.

"Le voci mi hanno detto: uccidi Rosa o ti ammazziamo nel sonno"

Il 31enne è stato sottoposto a fermo, emesso nella serata del 2 febbraio; l'udienza di convalida, inizialmente fissata per oggi, è slittata per domattina, sabato 5 febbraio. Nell'interrogatorio prima, e poi durante il colloquio con l'avvocato d'ufficio, il legale Dario Maisto, il particolare che ritorna è quello delle voci. Confuse, minacciose, sempre presenti. Il 31enne manovale lo ha raccontato anche questa mattina, ripercorrendo con la mente le fasi di quella tragedia.

"Ho trovato una persona devastata – dice l'avvocato, riportando le parole del reo confesso – chiede scusa. Ha da sempre problemi di droga, fa uso assiduo di cocaina. Quel pomeriggio del 1 febbraio aveva chiesto a Rosa un aiuto per capire delle bollette. Poi ha sentito le voci nella testa: se non l'avesse uccisa, gli dicevano, lo avrebbero ammazzato loro nel sonno. Ha già chiesto perdono alla famiglia di Rosa, oggi chiede scusa anche alla madre, che lo ha ripudiato e lo ha definito un mostro: è sempre suo figlio, le dice, a ridurlo così è stata la droga".

L'avvocato Maisto ha fatto sapere che è intenzione della difesa chiedere una perizia psichiatrica per accertare se al momento dell'omicidio D'Ambra fosse in grado di intendere e di volere. Proprio sulle voci, ancora, si baserà probabilmente la strategia difensiva. Ed è altrettanto probabile che l'accusa ribatterà ricostruendo quello che è successo dopo la morte di Rosa, che proverebbe invece una certa lucidità.

La fuga dopo l'omicidio, a Napoli a comprare vestiti e droga

D'Ambra non è stato in grado di spiegare perché la ragazza fosse seminuda quando è stato trovato il corpo, ma ha ribadito: "L'ho uccisa, ma non ho abusato di lei". Il 31enne era da poco tornato dalla Spagna, dove era stato anche detenuto per 4 anni per una serie di furti e una rapina. Di nuovo a Grumo Nevano, aveva cercato un'altra abitazione, visti i rapporti tesi con la madre.

In quell'appartamentino al piano terra viveva da un paio di settimane. E anche quel pomeriggio aveva assunto droga. Dopo aver ammazzato Rosa, ha proseguito D'Ambra raccontando al suo legale, si è richiuso la porta alle spalle e si è allontanato da via Risorgimento. È andato a piedi alla stazione di Frattamaggiore, dove ha preso un treno diretto a Napoli e ha raggiunto quindi il quartiere di Fuorigrotta. Ha comprato un paio di pantaloni ed un cappotto ed è andato al Rione Traiano, dove ha acquistato stupefacenti.

D'Ambra riconosciuto dai poliziotti in ospedale

Mentre i carabinieri proseguivano nella caccia all'uomo tra le province di Napoli e Caserta, D'Ambra stava trascorrendo la notte, così come il giorno successivo, vagando senza meta a Fuorigrotta, da solo. All'ospedale San Paolo ci è andato perché, ancora una volta, sentiva le voci nella testa. Voleva farsi visitare da uno psichiatra.

Nel Pronto Soccorso, però, qualcuno lo ha riconosciuto. Grazie alle sue foto, che da quasi 24 ore invadevano giornali e social network. I poliziotti del commissariato Bagnoli sono arrivati poco dopo, nel vederli D'Ambra ha cercato di nascondersi dietro un muro, si è voltato per non farsi riconoscere, ma è stato bloccato. Prima si è rifiutato di rispondere, poi ha declinato le sue generalità: D'Ambra Elpidio.

Non ha opposto resistenza, era consapevole di quello che aveva fatto e lo ha ammesso. È stato trasportato nel commissariato di Bagnoli, dove è stato raggiunto dagli agenti della Squadra Mobile e dai carabinieri di Giugliano, e dove si è tenuto il primo interrogatorio che si è concluso col fermo.

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