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Isole di calore a Napoli, studio del Cnr: “Fenomeno meno marcato, ma la situazione non migliora”

Lo studio del progetto Mirificus dell’Istituto per la bioeconomia del Cnr in collaborazione con l’Ispra ha analizzato le isole di calore nei 20 capoluoghi italiani.
A cura di Vincenzo Cimmino
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Isole di calore a Napoli. immagine dall'applicazione "A Google Earth Engine App to monitor the Surface Urban Heat Island phenomenon in Italy: the MIRIFICUS Project"
Isole di calore a Napoli. immagine dall'applicazione "A Google Earth Engine App to monitor the Surface Urban Heat Island phenomenon in Italy: the MIRIFICUS Project"

Il fenomeno delle isole di calore, a Napoli, è meno marcato rispetto al passato. Eppure, questa, non è una buona notizia. Come spiega Marco Morabito, primo ricercatore dell’Istituto per la bioeconomia del Consiglio nazionale delle ricerche raggiunto da Fanpage, "il dato non ci deve trarre in inganno sul fatto che la situazione vada meglio. In realtà l'isola di calore è meno intensa semplicemente perché la bolla calda che caratterizza la città si sta espandendo e sta interessando zone al di fuori del centro". La situazione emerge nell'ambito del progetto Mirificus, coordinato dall'Ibe del Cnr e svolto in collaborazione con l'Ispra. La ricerca frutto del lavoro, che ha analizzato il fenomeno delle isole di calore superficiali (suhi) nei 20 capoluoghi italiani, è stata pubblicata sulla rivista Remote Sensing Applications: Society and Environment e si è avvalsa dei dati satellitari NASA e Copernicus monitorando il periodo tra giugno e agosto nel decennio 2013-2023.

"Da isole di calore ad arcipelaghi", il fenomeno interessa anche le aree periferiche

Ma cosa sono le isole di calore? "Per definizione", chiarisce Morabito, "rappresentano la differenza di temperatura che si viene a creare tra le zone centrali di una città e quelle periferiche. È un fenomeno microclimatico che riguarda la maggior parte delle città italiane e che quindi vede un aumento sensibile della temperatura nelle zone centrali rispetto a tutte le altre. Nel tempo si sta modificando sensibilmente, perché le zone esterne alle aree centrali iniziano a essere sempre più antropizzate, sempre più interessate dal fenomeno del consumo di suolo. Io tendo sempre più spesso a parlare di arcipelaghi di calore, piuttosto che di isole di calore, proprio perché si inizia a non individuare più così bene la differenza tra zone centrali e zone limitrofe. Spesso questa questa bolla di aria calda centrale tende a estendersi sempre di più anche al di fuori del centro e quindi, come succede per la città di Napoli, l'intensità dell'isola di calore tende a ridursi, proprio perché il caldo interessa anche zona al di fuori".

Mappa delle anomalie termiche superficiali per la città di Napoli
Mappa delle anomalie termiche superficiali per la città di Napoli

Per capire quali sono le zone di Napoli più interessate dal fenomeno, abbiamo utilizzato l'applicazione "A Google Earth Engine App to monitor the Surface Urban Heat Island phenomenon in Italy: the MIRIFICUS Project", lo strumento del progetto che ha analizzato i 20 capoluoghi di regione italiani. Grazie alla possibilità di evidenziare le aree della città più colpite, è possibile notare come le parti più a rischio siano quelle colorate di rosso più scuro, viola e nero a seconda dell'indice di riferimento. Sostanzialmente, come si può notare dall'immagine di copertina, tutto il centro storico, il quartiere Avvocata, Montecalvario, S. Ferdinando e i grandi agglomerati urbani senza un'ombra di verde fra i palazzi.

"Il paradosso, il risultato saliente di questo studio",  continua Morabito, "è quello di aver messo in evidenza che il fenomeno delle isole di calore è più marcato in quelle città che nonostante non abbiano delle zone centrali con delle temperature alte, presentano però un'intensità del fenomeno di calore molto marcato. Mi spiego meglio, per esempio città come l'Aquila, Trieste, Genova, Trento che magari hanno delle periferie e delle zone al di fuori del centro molto green, molto verdi, sono quelle città che presentano la maggiore differenza di temperatura tra centro e zone esterne al centro, perché la presenza di verde nelle zone rurali riduce sensibilmente la temperatura e quindi aumenta questa differenza di temperatura. In altre città, che sono tipicamente più note per essere caratterizzate da temperature molto elevate nel centro, come appunto Napoli, il fenomeno dell'isola di calore tende a ridursi proprio perché le zone semicentrali periferiche sono sempre meno interessate, cioè c'è una percentuale di verde molto più bassa e soprattutto sono sempre più interessate dal fenomeno del consumo di suolo, quindi il fenomeno della zona di calore tende a ridursi sensibilmente".

Varianza del campo termico urbano per Napoli
Varianza del campo termico urbano per Napoli

Alberi, verde, materiali riflettenti e acqua per mitigare il problema

Cosa si dovrebbe fare per mitigare il fenomeno? Alberi, verde, materiali riflettenti, acqua. Quanto di più ignorato, insomma, nel centro partenopeo. "Napoli ha un un centro in cui il fenomeno del consumo di suoli e delle superfici impermeabili interessa quasi il 90% della superficie", chiosa Morabito. "Nelle zone semicentriche e periferiche questa percentuale è superiore al 60%, spesso vicina al 70%. Bisogna andare nelle zone suburbane e extraurbane per vedere una percentuale di superfici impermeabili prossima al 50%. Il fenomeno dell'impermeabilizzazione, responsabile del riscaldamento delle nostre aree urbane, è sempre molto alto e quindi bisogna intervenire laddove possibile. Riportare il verde in città è la soluzione che sicuramente dà i benefici migliori, ma non si può pensare soltanto di intervenire con il verde, bisogna intervenire anche con modalità diverse: sulle caratteristiche delle superfici, delle asfaltature, migliorare anche la quantità di blu, della risorsa acqua".

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