Incendia rifiuti e causa una colonna nera di fumo maleodorante tra le case: arrestato
Una colonna di fumo nero e maleodorante tra le casa a Giugliano in Campania, nel Napoletano, causata dall'ennesimo rogo doloso di rifiuti. Ma stavolta il responsabile è stato arrestato dai carabinieri, che lo hanno arrestato e portato ai domiciliari, in attesa di giudizio: deve rispondere infatti del reato di combustione illecita dei rifiuti. L'arrestato è un 50enne della vicina Qualiano, incensurato.
L'uomo colto sul fatto mentre bruciava altri rifiuti
La vicenda è accaduta l'altra sera, quando da via Ripuaria a Giugliano in Campania, popoloso paese dell'hinterland partenopeo, si è alzata un grossa colonna di fumo nero, visibile da chilometri. Allarmati, i residenti si sono barricati in casa per evitare che la nube invadesse i propri spazi, allertando così anche i carabinieri della locale stazione, che sono giunti poco dopo sul posto. Ed il 50enne era ancora lì, su via Ripuaria, dove è stato sorpreso a bruciare teloni di guaina in ecopelle: due erano già andati in fumo, altri otto erano pronti per essere bruciati poco dopo. L'intervento dei militari dell'Arma ha impedito che l'uomo continuasse a bruciare anche il resto. Gli stessi carabinieri hanno poi spento prontamente l'incendio con mezzi di fortuna, per poi trarre in arresto l'uomo che ora si trova in regime di arresti domiciliari in attesa di giudizio.
Cosa si rischia per combustione illecita di rifiuti
L'uomo deve rispondere di combustione illecita dei rifiuti: rischia da due a cinque anni di carcere, con pena aumentata qualora venisse riscontrato che i rifiuti provengano da una attività e, soprattutto, se la zona interessata sia stata dichiarata in stato di emergenza nel settore dei rifiuti negli ultimi cinque anni. Oltre alle pene detentive, per i colpevoli di questo reato (che prevede anche ulteriori aggravanti) scatta anche l'obbligo del ripristino dello stato dei luoghi, al risarcimento del danno ambientale e al pagamento, anche in via di regresso, delle spese per la bonifica, come sancito dall'articolo 256 bis del codice penale.