Il cardinale Battaglia: “Sangue dei bimbi di Gaza vicino a San Gennaro”. Nel Duomo il messaggio di padre Romanelli

"È il sangue di ogni bambino di Gaza che metterei esposto in questa cattedrale, accanto all'ampolla del santo perché non esistono "altre" lacrime: tutta la terra è un unico altare": è uno dei passaggi chiave, accolto da un lungo applauso, dell'omelia di don Mimmo Battaglia, arcivescovo di Napoli, nel corso delle celebrazioni di San Gennaro. Il prodigio si è ripetuto questa mattina: alle 9:59, quando l'ampolla è stata estratta dalla teca-cassaforte, il liquido era già sciolto; alle 10.07 l'annuncio ufficiale.
L'omelia di don Mimmo Battaglia
Proprio sul sangue, e sul suo significato simbolico, si è soffermato don Mimmo Battaglia, parlando della situazione dei Paesi in guerra e principalmente della Striscia di Gaza. "Oggi la parola sangue ci brucia addosso perché il sangue è un linguaggio che tutti capiamo e che chiede conto a tutti – ha detto – il sangue di San Gennaro si mescola idealmente al sangue versato in Palestina, come in Ucraina e in ogni terra ferita dove la violenza si crede onnipotente e invece è solo rumore. Il sangue è sacro: ogni goccia innocente è un sacramento rovesciato".
L'arcivescovo ha poi continuato: "Se potessi, accoglierei in un'ampolla il sangue di ogni vittima, bambini, donne, uomini di ogni popolo, e lo esporrei qui, sotto queste volte, perché nessun rito ci assolva dalla responsabilità, perché la preghiera senta il peso di ogni ferita e non scivoli via. E oggi, con pudore e con fuoco, dico: è il sangue di ogni bambino di Gaza che metterei esposto in questa cattedrale, accanto all'ampolla del santo perché non esistono "altre" lacrime: tutta la Terra è un unico altare".
L'appello a Israele: "Cessa di versare sangue palestinese"
Nel corso dell'omelia, più volte interrotta dall'applauso dei fedeli raccolti nel Duomo di Napoli, don Battaglia si è idealmente rivolto ad Israele, chiedendo di fermare le operazioni militari nella Striscia di Gaza, non come segno di "debolezza" ma "di grandezza".
"Ascolta, Israele: non ti parlo da avversario, ma da fratello nell'umano – ha detto Battaglia – ti chiamo col nome con cui la Scrittura convoca il cuore all'essenziale: Ascolta. Cessa di versare sangue palestinese". L'arcivescovo ha proseguito dicendo di comprendere "il peso del lutto che porti nella carne e nella coscienza" e ha continuato: "Ogni terrorismo è un sacrilegio, ogni sequestro un'ombra sull'umano, ogni razzo contro civili un peccato che grida. Ma oggi, davanti al sangue del martire, ti chiamo per nome: tu, Israele, fermati. Apri i valichi, lascia passare cure e pane, sospendi il fuoco che non distingue e moltiplica gli orfani. Non ti chiedo debolezza: ti chiedo grandezza. La grandezza di chi arresta la propria forza quando la forza profana la giustizia; di chi riconosce che l'unica vittoria che salva è quella sulla vendetta".
Il messaggio di padre Romanelli da Gaza
Durante la celebrazione eucaristica, prima dell'inizio delle celebrazioni, è stato trasmesso il videomessaggio di padre Gabriel Romanelli, parroco della Sacra Famiglia di Gaza, annunciato da don Mimmo Battaglia, visibilmente commosso. "La situazione continua ad essere molto grave in tutta la Striscia di Gaza con i bombardamenti – dice Romanelli – continua una situazione di guerra e continua la morte che già si è portata via decine di migliaia di persone: sono stati uccisi più di 18mila bambini e gli ostaggi ancora non hanno sperimentato il diritto di vivere in libertà, i feriti e gli ammalati non hanno ancora possibilità di cura perché all'ospedale manca tutto. Le armi hanno preso il sopravvento".