Giovanni Marchionni morto sullo yacht: nessuna traccia di sostanze tossiche, perizia conclusa

Si è conclusa la perizia sullo yacht su cui è morto Giovanni Marchionni, 21enne di Bacoli (Napoli), ma non sono state trovate tracce di perdite di sostanze tossiche che avrebbero potuto spiegare quel decesso. Il giovane era stato trovato senza vita la mattina dell'8 agosto, l'imbarcazione era ormeggiata nella Marina di Portisco, a Olbia.
La perizia: non sono state trovate perdite di gas
Nel corso delle verifiche, durate oltre quattro ore, i periti hanno controllato gli ambienti dell'imbarcazione senza trovare tracce di perdite o di esalazioni che avrebbero potuto creare tossicità. Sono state inoltre controllate sei batterie al centro dell'imbarcazione, cosiddette batterie di servizio, e sono tutte risultate in perfetto stato; sono state quindi verificate le batterie del vano motore.
L'ipotesi era che dalle batterie ci potesse essere stata una perdita di sostanze tossiche, che avrebbero potuto asfissiare il ragazzo; sembra remota la possibilità che ad uccidere Marchionni sia stata una fuga di monossido di carbonio proveniente dalle batterie: il gas, pesante, sarebbe sceso in basso, mentre la stanza del ragazzo si trova in alto e in una parte lontana dello yacht.
Mercoledì ulteriori accertamenti coi motori in funzione
Mercoledì prossimo ci saranno ulteriori accertamenti e verranno effettuati rilievi coi motori della barca in funzione. Gli accertamenti sono stati disposti dalla Procura di Tempio Pausania. Ma famiglia Marchionni (assistita dall'avvocato Maurizio Capozzo) ha nominato un pool di periti: l'ingegnere Antonio Scamardella, che si occupò del naufragio della Costa Concordia per conto della Procura di Grosseto, l'ingegnere Filippo Scamardella e il dottore Sebastiano Ackermann. La proprietaria dello yacht, Annalaura di Luggo, manager e consigliere delegato del cantiere nautico Fiart Mare, è assistita dagli avvocati Giampaolo Murrighile e Sebastiano Giaquinto.