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Gilda Ammendola morta a Parigi: era in carcere per droga, in attesa dell’autopsia bis

La prossima settimana ci sarà la seconda autopsia su Gilda Ammendola, la napoletana trovata impiccata a Parigi; era in carcere per una condanna per droga.
A cura di Nico Falco
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Gilda Ammendola
Gilda Ammendola

Verrà eseguita la prossima settimana la seconda autopsia sul corpo di Gilda Ammendola, la 32enne napoletana morta a fine gennaio nel carcere parigino di Fleury-Mérogis, dove era stata reclusa in seguito a una condanna per traffico di droga. L'esame è stato disposto dalla Procura di Roma, che la competenza per i reati commessi ai danni di italiani all'estero, a seguito dell'esposto presentato dalla famiglia, assistita dall'avvocato Domenico Scarpone: l'ipotesi di reato è di istigazione al suicidio.

Napoletana arrestata per droga a Parigi, morta in carcere

Gilda Ammendola, originaria di Ercolano (Napoli), incensurata, madre di una bambina di 8 anni, era finita nel carcere parigino lo scorso 21 gennaio. Inizialmente si era parlato di un arresto di cui la famiglia non avrebbe conosciuto il motivo, è successivamente emerso che la reclusione era scattata in seguito ad una sentenza di condanna definitiva emessa a suo carico: era stata arrestata nel luglio 2021 in un aeroporto francese per traffico di stupefacenti, era stata indagata e lasciata in libertà vigilata e per tutta la durata del procedimento a suo carico era rimasta in Francia.

I familiari di Gilda Ammendola non credono al suicidio

Il 22 gennaio un funzionario del Fleury-Mérogis aveva contattato la famiglia chiedendo che, come da indicazione della 32enne, venisse spedito un pacco con effetti personali e vestiti. Meno di 24 ore dopo, la seconda telefonata per avvisare che la ragazza era stata trovata senza vita nella sua cella, impiccata. Era stata eseguita l'autopsia, alla quale non aveva potuto prendere parte un consulente della famiglia per via delle norme dell'ordinamento locale. I medici avevano stabilito con certezza il suicidio come causa della morte e la salma era stata liberata per i funerali.

Le poche ore di distanza tra le due telefonate sono alla base dei dubbi della famiglia, che non crede verosimile che la ragazza si sia tolta la vita. Da qui, la decisione di rivolgersi a un avvocato per presentare l'esposto che aveva portato all'apertura dell'inchiesta, affidata al pm Eugenio Albamonte; l'ipotesi di reato, come da prassi in vicende di questo tipo, è di istigazione al suicidio. La salma è stata nuovamente sequestrata dopo il rimpatrio in Italia ed è attualmente nell'Istituto di Medicina Legale di Napoli, in attesa della seconda autopsia, in programma per l'inizio della prossima settimana.

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