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Notizie sull'omicidio di Antonio Natale a Caivano

I funerali di Antonio Natale, ucciso al Parco Verde di Caivano. Ipotesi: torturato prima dell’omicidio

Funerali in forma privata per Antonio Natale, 22 anni, scomparso e trovato ucciso nelle campagne di Caivano, poco distante il Parco Verde. Davanti al cimitero decine di amici a salutarlo per l’ultima volta. Striscioni, palloncini, lacrime e rabbia: “Chi l’ha ammazzato deve pagare”. E intanto emergono ipotesi agghiaccianti sulle ultime ore di vita del ragazzo.
A cura di Redazione Napoli
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Funerali in forma privata con la benedizione della salma al cimitero, una prassi in caso di fatti di sangue legati a dinamiche di camorra. Ma per l'addio ad Antonio Natale, il ragazzo barbaramente ucciso al Parco Verde di Caivano (Napoli), decine di persone assiepate davanti al camposanto del popoloso centro a Nord di Napoli. Palloncini bianchi e azzurri, striscioni, fiori, ma anche lacrime e rabbia: «Ora chi ha ucciso Antonio deve pagare» dicono alcuni dei suoi amici che affidano ai commenti d'ogni tipo, da Facebook a Instagram.

Tantissime le manifestazioni di cordoglio, affidate a striscioni e dediche affisse sul muro del cimitero di Caivano: «Sei scomparso così all'improvviso, non ci siamo neanche salutati. Ma i fratelli non possono mai separarsi veramente! I ricordi più belli non muoiono mai, sei e sarai il ricordo più bello della nostra vita…il nostro piccolino».

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Ipotesi: tortura prima dell'omicidio

A Caivano si rincorrono voci orribili sulla fine del 22enne, trovato morto in un terreno ai confini con la frazione di Casolla il 18 ottobre scorso, dopo 14 giorni angoscianti conseguenti la sua scomparsa e la denuncia della madre. L'esame autoptico è stato svolto il 27 ottobre: colpi d'arma da fuoco ma – questa è una orribile ipotesi che deve però trovare conferma nell'autopsia – sarebbero stati rinvenuti segni di tortura sul corpo del ragazzo. Le indagini sono coordinate dalla Dda e affidate ai carabinieri.

Perché Antonio Natale è stato ucciso? Anche su questo abbiamo tante voci, ma pochi riscontri investigativi veri, concreti, reali.  Ammazzato perché, tornato dalla Germania dove faceva il pizzaiuolo, è finito nel "sistema" e ha iniziato a spacciare? Ammazzato perché aveva sottratto soldi dalla cassa di una piazza di spaccio del Parco Verde di Caivano?

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Quando si sono perse le tracce di Antonio Natale la madre Anna aveva pubblicamente classificato la storia come caso di "lupara bianca" (si definiscono così gli omicidi stampo mafioso con occultamento del cadavere) urlando la propria rabbia pubblicamente. Poi i giorni successivi sono stati confusi e pieni di dettagli a volte tra vero e verosimile: il ruolo di una cartomante del posto che avrebbe dato indicazioni (o ricevuto indicazioni) da una donna imparentata con un boss. Queste indicazioni, finite ai carabinieri, avrebbero consentito di trovare il cadavere di Natale, devastato, in un campo rom fra Afragola e Caivano.

Sono troppe le domande. Oggi ai funerali, all'esterno del cimitero, era presente Francesco Emilio Borrelli, consigliere regionale che aveva seguito la storia fin dall'inizio: «Ho visto una mamma devastata che accarezzava la foto del figlio come se fosse vivo. Ha il diritto di sapere cosa è accaduto al figlio e questa gente va sbattuta in galera e il  Parco Verde va liberato da questi personaggi, per sempre».

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