34 CONDIVISIONI
video suggerito
video suggerito

Faida di Ponticelli, il killer che ha ucciso un innocente: “Non dovevano esserci testimoni”

Antonio Pipolo, reo confesso degli omicidi di Carlo Esposito e dell’innocente Antimo Imperatore, ha raccontato ai pm il retroscena dell’agguato a Ponticelli.
A cura di Nico Falco
34 CONDIVISIONI
Immagine

Avrebbe agito di sua iniziativa, e non su mandato del clan, perché lo stesso gruppo criminale a cui apparteneva avrebbe deciso di ucciderlo. Il gotha dei De Micco avrebbe deciso di farlo morire inscenando una finta rissa e lui, dopo essere scampato a quell'agguato, si sarebbe vendicato ammazzando l'uomo che avrebbe dovuto ucciderlo e con lui anche un innocente. Per sbaglio, ma anche perché "comunque non ci dovevano essere testimoni". È quello che ha raccontato Antonio Pipolo, esponente dei "Bodo" di Ponticelli, reo confesso del duplice omicidio del 29enne Carlo Esposito e del 56enne Antimo Imperatore, l'operaio ucciso da innocente.

Il duplice omicidio a Ponticelli

È la mattina del 20 luglio 2022 quando un uomo fa irruzione in un appartamento al piano terra del Rione Fiat di Ponticelli, Napoli Est. È il regno del clan De Martino, alleato dei De Micco. E quella è la casa di Carlo Esposito, detto Kallon, ritenuto inquadrato proprio negli "XX". A terra resta il giovane ma anche Antimo Imperatore; sin dai primi momenti la famiglia dell'operaio grida che lui non c'entra nulla con la camorra, verità che sarà confermata dalle indagini: era in quella casa solo perché stava montando una zanzariera. Pipolo si presenta poco poco dopo al Palazzo di Giustizia, si accusa dei due omicidi e dichiara di voler collaborare.

L'udienza preliminare è stata fissata per il 17 maggio. Agli atti, come riportano oggi Il Mattino e Repubblica, un lungo manoscritto in cui Pipolo chiede "profondamente scusa e perdono ai familiari delle vittime". Nei precedenti verbali, al vaglio della procuratrice Rosa Volpe e dei pm Antonella Fratello e Simona Rossi, il 29enne aveva raccontato le fasi del duplice omicidio. Aveva detto di avere sparato a Esposito "mentre stava facendo il caffè, era di spalle alla cucina che si trova dal lato destro rispetto all'ingresso di cui sono entrato io". E aveva raccontato della morte di Antimo Imperatore: "Poi ho visto l'altro uomo che ha messo una mano alla cintola. È scappato e, dopo che mi ha sorpassato, gli ho sparato alle spalle". Inizialmente, aveva spiegato, aveva creduto che fosse anche lui un camorrista, che con quella mano avesse cercato la pistola. Ma aveva aggiunto: "E comunque non ci dovevano essere testimoni".

La finta rissa per mascherare l'agguato di camorra

Il motivo di quell'agguato sarebbe stato la decisione dei De Micco di ucciderlo. Il clan, aveva detto Pipolo all'inizio della collaborazione, lo aveva individuato come "il più debole", che in caso di arresto avrebbe potuto collaborare con la giustizia. E avrebbe deciso di eliminarlo "fingendo una rissa in una discoteca all'interno dell'Ippodromo". Da quel piano si sarebbe salvato grazie a un amico, anche lui dei De Micco, che avrebbe mandato una ragazza a dirgli di scappare.

Successivamente il 29enne aveva però cambiato versione: aveva indicato un altro esponente del clan come mandante dell'omicidio, per poi ritornare sui suoi passi e dire nuovamente di avere agito di propria iniziativa. Parlando coi magistrati, tra i motivi che avrebbero spinto i De Micco a decidere la sua morte aveva menzionato una relazione con la moglie di un altro esponente del clan e la volontà di realizzare una scissione.

34 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views