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Estorsione a imprenditore fallito, arrestati il boss Troncone e la sorella

Il boss Vitale Troncone, a capo del clan attivo a Fuorigrotta, nella zona ovest di Napoli, e la sorella Luisa Troncone sono stati arrestati per tentata estorsione: sono accusati di avere minacciato un imprenditore del posto per ottenere la restituzione di un prestito che l’uomo aveva ottenuto anni fa da una terza persona.
A cura di Nico Falco
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immagine di repertorio
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Si erano fatti avanti per riscuotere un prestito concesso da un'altra persona. Soldi che erano stati anticipati da loro, avevano spiegato, e che erano intenzionati a riavere quanto prima, "altrimenti". Minaccia più che concreta, se a battere cassa c'è anche quello che viene ritenuto un boss della camorra locale, scarcerato appena quattro mesi fa. Ma la vittima, un imprenditore, ha denunciato il tentativo di estorsione facendo scattare gli arresti.

In manette sono finiti il boss Vitale Troncone, 52 anni, a capo dell'omonimo clan della zona della Loggetta, a Fuorigrotta, nell'area occidentale di Napoli, e la sorella Luisa Troncone, 41 anni; i due, entrambi ritenuti affiliati alla cosca di camorra, sono indagati per tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso. Sono stati arrestati dai carabinieri del Nucleo Investigativo di Napoli e della Compagnia di Bagnoli in esecuzione di una ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip del Tribunale di Napoli su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia.

Le indagini sono partite dopo la denuncia dell'imprenditore. L'uomo ha spiegato ai carabinieri che la richiesta estorsiva era relativa a un prestito che aveva ottenuto alcuni anni fa. Un conoscente gli aveva dato dei soldi tra il 2016 e il 2017 ma lui non era ancora riuscito a saldare quel debito. Nel 2018 le sue attività imprenditoriali erano fallite e così, quando gli era stato chiesto di restituire i soldi, si era rifiutato. Qualche settimana dopo, a giugno scorso, erano cominciate le minacce: si erano presentati Vitale e Luisa Troncone, rimarcando l'appartenenza al clan e dicendo che quei soldi erano stati anticipati da loro.

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