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Covid 19

È morto Francesco Ruotolo, politico comunista e giornalista. Se l’è portato via il Covid

La città dice addio a Francesco Ruotolo, 74 anni, morto al Cardarelli dove era ricoverato a causa del Covid. Una lunga militanza a sinistra, prima in Democrazia Proletaria, poi nel gruppo del Manifesto e infine in Rifondazione Comunista e numerosi incarichi giornalistici e politici, Ruotolo era attualmente consigliere di quartiere nella Municipalità 3, Stella San Carlo Arena e si era dedicato alle questioni del rione Sanità.
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Da sinistra: al centro Vera Lombardi e Francesco Ruotolo
Da sinistra: al centro Vera Lombardi e Francesco Ruotolo
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Una lunga, lunghissima militanza – che è cosa diversa dalla carriera politica – sempre dalla stessa parte, a sinistra, passando ovviamente per la storia e le tante vicende che hanno portato il comunismo italiano sotto "cappelli" diversi. La posizione di Francesco Ruotolo, comunista napoletano che oggi il Covid si è portato via a 74 anni,  fu sempre quella dell'antifascismo come stella polare. Da Democrazia Proletaria e il rapporto con Vera Lombardi (conosciuta al Liceo Umberto, sua insegnante di Storia e Filosofia) al gruppo "eretico" del Manifesto, e poi, in anni più recenti, Rifondazione Comunista. Ma la storia di Francesco Ruotolo è stata lunga, densa, articolata, profondamente articolata in una posizione politica netta, che tuttavia nel rapporto con la città ha dovuto necessariamente confrontarsi con le realtà dei vicoli e con quelle che il mondo comunista chiama «contraddizioni» e che, citando Walt Whitman, «contengono moltitudini».

Il giovane che promuove e partecipa allo "sciopero delle matite" del Totocalcio. Lo racconta lui stesso:

Indimenticabile la famosa ‘vertenza delle matite’ con le quali si effettuava, divisi per squadre di sei persone, un velocissimo quanto minuzioso scrutinio delle schedine giocate; la paga domenicale per questo lavoro (che durava dalle tre alle sei ore, a seconda del “tipo” di colonna vincente) si aggirava intorno alle 4mila lire a domenica. Non era una cifra tanto bassa per il valore della lira in quell’epoca, ma il nostro compenso era fermo da alcuni anni. Avevamo chiesto un aumento, che veniva sempre rinviato.
Perciò un pomeriggio (le partite finivano tutte alle 16.15 e perciò alle ore 17 iniziava il nostro lavoro pomeridiano) dal mio tavolo di lavoro partì la “lotta”: ci diedero gli scatoloni con le schedine e le solite matite.

Nei saloni di lavoro s’iniziò a controllare le giocate, schedina per schedina, anche se l’aumento non era stato accordato.
La “battaglia” partì da noi sei: capovolgemmo le nostre matite e cominciammo a picchiettarle sul tavolo, prima leggermente, poi con maggior forza e con frequenza crescente; ai tavoli vicini ci imitarono e poi anche più in là tutti a picchiare con la matita (non dal lato della punta) sui tavoli. In pochi minuti il ticchettio si fece più intenso, più forte, più ritmato, più veloce. Divenne un’orchestra assordante !

Giornalista pubblicista, collaboratore del Mattino negli anni Settanta, Ruotolo racconterà poi di aver interrotto i rapporti (egli dirà «allontanato») dopo due articoli sulla chiesa napoletana, sull'allora cardinale arcivescovo metropolita di Napoli Corrado Ursi . Motivo? Aveva raccontato l’assemblea dei preti della diocesi di Pozzuoli che avevano votato – a maggioranza – un documento contrario al celibato obbligatorio dei sacerdoti.

Negli anni universitari assistente sociale, volontario presso la Casa di Rieducazione "Ai Colli Aminei", fondando poi – con Attilio Wanderlingh, anima delle Edizioni Intra Moenia – a Napoli la comunità "Villa Adele" in via Filippo Maria Briganti. E poi, dirigente provinciale di Dp: col consigliere regionale Domenico Iervolino – racconta – si dedicò invano «alla sensibilizzazione di dirigenti politici e direttori di giornali, individuando la proposta di “scambio” dello statista Aldo Moro, rapito dalle Brigate Rosse, con un giovane brigatista napoletano in carcere, in gravi condizioni di salute». Ruotolo nella sua attività giornalistica fondò con altri, alla fine degli anni ’70, il popolarissimo settimanale “Bric à Brac”:  bacheca di scambio di oggetti e offerte di vario tipo, vendutissimo prima dell'avvento delle reti telematiche.

Battaglie per il diritto alla casa ai baraccati del fatiscente "rione Siberia" in zona Corso Malta, battaglia contro le perforazioni petrolifere in Costiera Amalfitana e poi la lotta contro il progetto "sventra-Napoli" di Paolo Cirino Pomicino, il cosiddetto “Regno del Possibile”. S’impegna – siamo ormai agli anni ’90 – per denunciare lo scempio delle Vele di Scampìa (una vertenza portata avanti fino alla fine) e per far ottenere ai profughi giuliano-dalmati, espulsi dal Bosco di Capodimonte, una casa alternativa dal Comune di Napoli: in quest'ultimo caso, obiettivo raggiunto.

Nominato dal Consiglio regionale della Campania quale membro – in rappresentanza della minoranza regionale – del Comitato di gestione dell'allora Unità sanitaria Locale (Usl), Ruotolo denuncia lo scandalo delle fustelle dei farmaci (il giudizio si concluderà con alcune condanne) e quello delle "lenzuola d’oro"che facevano schizzare alle stelle la spesa sanitaria regionale. Negli anni recenti, quale consigliere della Terza Municipalità Stella-San Carlo Arena, si era dedicato al problemi del rione Sanità.

"Il Covid ha ucciso anche il compagno Francesco Ruotolo, consigliere della Terza Municipalità, uomo della resistenza, antifascista, amante di Napoli, sempre in prima linea nella lotta per i diritti. Francesco caro, ti abbiamo voluto bene, io tanto. Ci mancheranno le tue lotte, la tua ansia di giustizia. Ai familiari il cordoglio mio personale e della città di Napoli". Così il sindaco Luigi de Magistris esprime cordoglio.  "La città perde un uomo che ha rappresentato da sempre la memoria storica. Così la Municipalità saluta lo storico consigliere di quartiere, giornalista e intellettuale che si è spento oggi al Cardarelli",  è la nota del parlamentino di quartiere.

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