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Covid 19

Covid, focolaio dopo il rito musulmano del Tabaski: 20 contagiati nel Vallo di Diano

Nessuno dei positivi al Sars-Cov-2 sarebbe in condizioni preoccupanti, trovandosi in isolamento già da alcuni giorni. Il rito del Tabaski, conosciuto anche Festa del Sacrificio o Eid al-Adha, ricorda l’episodio descritto sia nel Corano che nella Bibbia del sacrificio richiesto da Dio ad Abramo, disposto ad uccidere il suo primogenito Isacco: al suo posto venne poi sacrificato un montone.
A cura di Valerio Papadia
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Sono venti le persone che sono risultate positive al Coronavirus nel Vallo di Diano, in provincia di Salerno, dopo aver partecipato al rito del Tabaski, festa del sacrificio musulmana – conosciuto con nomi differenti a seconda del Paese – che si è celebrato nel 2021 a fine luglio. Stando a quanto si apprende, nessuno dei contagiati dal Sars-Cov-2 sarebbe in condizioni di salute preoccupanti e tutti sono in isolamento fiduciario già da alcuni giorni.

Non è la prima volta, purtroppo, che una festa religiosa dà il via a un focolaio di Covid-19: era successo, in occasione della prima ondata, nel marzo del 2020, proprio nel Vallo di Diano, ad Atena Lucana, durante un raduno spirituale di neocatecumenali, che aveva dato vita al primo focolaio in Campania e all'istituzione della prima zona rossa. Più recentemente, nel marzo del 2021, ad Ascea, ancora nella provincia di Salerno, decine di persone erano state contagiate durante l'uccisione del maiale, rito tradizionale in alcune comunità.

Cos'è il rito del Tabaski

Conosciuto anche come Festa del Sacrificio, o Eid al-Adha, il rito celebra l'episodio descritto nel Corano – e presente anche nella Bibbia – del sacrificio richiesto da Dio ad Abramo, disposto ad uccidere il suo primogenito Isacco pur di soddisfare la richiesta del Signore. Poco prima di affondare la lama nel corpo di Isacco, il racconto vuole che l'Arcangelo Gabriele abbia bloccato la mano di Abramo per volere di Dio, mosso a compassione. In vece di Isacco, venne allora sacrificato un montone.

In ricordo della vicenda, il capo-famiglia uccide ogni anno un montone – che deve essere rigorosamente adulto – che viene suddiviso in tre parti: una parte per chi ha ucciso materialmente l'animale, una per i restanti componenti della famiglia e l'ultima per le persone più povere.

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