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Covid 19

Covid, acqua ossigenata come misura anti contagio: la scoperta dei ricercatori napoletani

L’acqua ossigenata può essere utile come misura anti-contagio per il coronavirus, usata per i risciacqui del cavo orale nella prima fase dell’infezione, quando il virus non ha ancora raggiunto la trachea: la scoperta di alcuni ricercatori napoletani, pubblicata sulla rivista internazionale di medicina Infection Control & Hospital Epidemiology della Cambridge University.
A cura di Redazione Napoli
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L'acqua ossigenata potrebbe rivelarsi un valido alleato nella profilassi contro il coronavirus Sars-Cov-2: utilizzata per la disinfezione delle mucose dell'orofaringe e del naso, con degli sciacqui regolari (senza ingerirla), può aggredire il virus mentre è ancora nel muco delle cellule epiteliali, quindi prima che raggiunga la trachea. È quanto sostiene uno studio realizzato da un pool di ricercatori napoletani e pubblicato sul numero di aprile della rivista internazionale Infection Control & Hospital Epidemiology della Cambridge University. Da studi effettuati sul coronavirus è infatti emerso che questo, prima di raggiungere la mucosa tracheale, "staziona" sul muso che ricopre le cellule epiteliali e poi progredisce fino ad esse e replicarsi. In questa fase il Sars-Cov-2 è più debole e può essere aggredito prima che raggiunga la mucosa tracheale, passaggio che, hanno dimostrato studi sui macachi, avviene dopo circa due giorni dall'infezione.

Sciacqui di acqua ossigenata contro il Coronavirus

"Il perossido d’idrogeno, la comune acqua ossigenata – spiega Antonio Del Prete, docente di Oftalmologia dell'Università Federico II di Napoli – come antisettico del cavo orale, mediante regolari sciacqui della mucosa orale (concentrazione al 3 per cento) almeno tre volte al giorno, e allo 1,5 per cento mediante nebulizzazione delle cavità nasali, e infine l’utilizzo dello iodopovidone allo 0,6 per cento istillato come collirio 2 volte al giorno, possono risultare particolarmente efficaci nella prevenzione dell’infezione generata da quello che è noto come coronavirus".

"L'efficacia del perossido di idrogeno – continua Del Prete – è da ricondursi non solo alle sue ben documentate proprietà ossidanti e di rimozione meccanica, ma anche grazie all’induzione della risposta immunitaria innata antivirale mediante sovraespressione del TLR3 (Toll Like 3), riducendo pertanto complessivamente la progressione dell’infezione dalle alte alle basse vie respiratorie. L’effettiva azione di tale trattamento potrà essere verificata attraverso trial clinici su un ampio numeri di soggetti mediante una significativa negativizzazione dei tamponi in pazienti positivi al Covid-19 senza e con sintomatologia lieve/moderata, immediatamente dopo la diagnosi conclamata di infezione da Covid-19 e conseguente riduzione del numero di richieste di ospedalizzazione".

Lo studio su acqua ossigenata e Covid19

Lo studio (qui il link) è stato redatto, oltre a Del Prete, da Arturo Armone Caruso, direttore sanitario dell'Aias di Afragola e responsabile dell'Uo di Diagnostica Orl e Citologia nasale; Antonio Ivan Lazzarino, ricercatore dell' "Agency of clinical research and medical statistics" di Londra; Lucia Grumetto, docente del dipartimento di Farmacia della Federico II e Roberto Capaldi, medico. Non si tratta, ovviamente, di un rimedio definitivo, ma di una misura anti contagio che potrebbe essere affiancata a quelle già in uso, come la frequente igienizzazione delle mani e le mascherine di protezione. Una ulteriore possibilità, dunque, di contrastare il virus in attesa che sia pronto un vaccino efficace.

Un elemento dello studio su acqua ossigenata e Covid19
Un elemento dello studio su acqua ossigenata e Covid19
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