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Covid 19

Covid, 3 giorni in ambulanza aspettando il ricovero: l’odissea di un 87enne

L’odissea di Domenico, 87 anni, rimasto tre giorni in ambulanza in attesa del ricovero. “Mi hanno detto che non c’era posto in ospedale”, spiega la figlia a Fanpage.it, “ma mi chiedo come sia possibile che non ci fosse un posto libero in tutta la Campania per un anziano di quasi novant’anni positivo a Covid e con la febbre a 40”.
A cura di Giuseppe Cozzolino
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Non ci sono posti liberi in ospedale, e così per un anziano di 87 anni di Castellammare di Stabia è iniziata un'odissea: Domenico ha dovuto attendere tre giorni in un'ambulanza in attesa che si liberasse un posto per essere ricoverato. Positivo al Covid con febbre a 40, la sua vicenda è stata raccontata a Fanpage.it da una delle due figlie dell'uomo, che ha scoperto di essere positivo praticamente per caso.

"Mio padre sta in una residenza per anziani", ha spiegato una delle due figlie dell'uomo a Fanpage.it, "ed è risultato positivo al Coronavirus dopo un tampone che gli abbiamo fatto fare in vista di un ricovero, perché doveva sottoporsi ad un intervento per un impianto di pacemaker. Intervento che, ovviamente, non ha potuto più fare proprio perché risultato positivo, inizialmente in maniera asintomatica, poi da domenica con febbre a 40 gradi", ha spiegato la figlia di Domenico, 87 anni, l'uomo al centro di questa odissea. "Lunedì verso mezzogiorno è stato chiamato il 118, ed alle 18 sono venuti a prenderlo. Ed è da allora, dalle 18 di lunedì sera, che mio padre, che ha 87 anni, è rimasto dentro un'ambulanza all'esterno del pronto soccorso dell'ospedale San Leonardo di Castellammare di Stabia fino a mezz'ora fa (le 11 di mercoledì, ndr)", ha proseguito la figlia. "Tre giorni in ambulanza, senza neanche poter mangiare se non andava qualcuno a portargli qualcosa, senza poter andare in bagno, senza potersi lavare, senza avere neanche una inquadratura se non un esame obiettivo: il medico vedeva che sostanzialmente stava benino, che con l'ossigeno al massimo non desaturava e alla fine ci sono voluti 4 giorni per portare un cristiano di quasi novant'anni al pronto soccorso".

La donna ha spiegato a Fanpage.it che il padre "non poteva neanche lavarsi, perché essendo un caso Covid positivo non lo hanno fatto allontanare dall'ambulanza. Anche il cibo glielo abbiamo dovuto portare noi, a turno, io e mia sorella. E tra l'altro", ha specificato, "abbiamo anche rischiato penalmente, visto che siamo in quarantena perché abbiamo avuto contatti con lui e lo accompagnavamo a fare esami, quindi dovevamo restare in casa in quarantena. Però se non ci fossimo mosse noi a portargli cibo, dovevamo solo affidarci al buon cuore di qualcuno che stava di turno sull'ambulanza per comprargli almeno una bottiglia d'acqua. Ho dovuto portargli io farmaci e antibiotici, se no non li avrebbe potuti assumere".

E sul perché l'uomo sia stato costretto a tre giorni di "ricovero" in ambulanza, la donna ha chiesto informazioni proprio ai sanitari: "Mi hanno detto che in ospedale non c'era posto. In tutta la Campania non c'era un posto per un signore di quasi novant'anni? Non stiamo parlando di un ragazzino con una frattura o un mal di testa, ma di una persona anziana con febbre a 40 che non avrebbe avuto neanche i farmaci se non avesse avuto noi che glieli portavamo da casa. E senza assicurargli neanche un minimo di dignità, come andare in bagno o lavarsi la faccia", ha concluso, "tanto che io lo chiesi anche all'infermiere sull'ambulanza, come poteva fare mio padre se avesse dovuto andare in bagno, e lui mi ha risposto che ci sarebbero stati loro con la pala o con il pappagallo".

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