Consiglio regionale Campania, subito spaccatura: Avs, renziani e Mastella contro Pd, deluchiani e M5S pigliatutto

L'insediamento del nuovo Consiglio regionale della Campania, dodicesima legislatura, ha l'aria del primo giorno di scuola, pure perché a questo giro ci sono molte facce nuove. Dunque vale la pena descrivere anche per immagini le 5 ore di assemblea al Centro Direzionale. Prima immagine: il neopresidente Roberto Fico seduto al centro di tredici scranni vuoti, visto che la sua giunta ancora non è stata annunciata.
Seconda immagine: un'Aula composta di quasi soli uomini, segnale triste in una regione che ha il 51,5% di donne della popolazione totale. E ancora: dopo un decennio non c'è Vincenzo De Luca e nel (breve) corridoio dei passi perduti che porta da un'ala all'altra della sala consiliare non si è visto nemmeno il figlio Piero, segretario regionale Pd. A salutare il nuovo consiglio ci sono il deputato Dem Marco Sarracino e la presidente regionale del partito, Teresa Armato. Ironia della sorte, si collocano proprio sotto il gonfalone di Salerno, stile «ovunque proteggi». A rappresentare il Pd napoletano c'è il segretario metropolitano Giuseppe Annunziata.
Altra immagine: il novizio e il veterano, entrambi nella lista Fico Presidente: Davide D'Errico, classe 1991, alla sua prima esperienza elettiva e Nino Simeone che a dispetto dell'età giovane (è del 1971) ha una lunga esperienza d'Aula fra Comune e Regione. E infine: un consigliere che – teneramente – inaugura la sua legislatura tenendo sul suo scranno una "pagellina", una di quelle immagini che ricordano un caro scomparso.

Nel centrodestra: Edmondo Cirielli, candidato sconfitto alle Regionali, si presenta come capo dell'opposizione in Aula e quando gli si chiede se resterà, lasciando il governo Meloni, allunga le vocali «eeeeeh e vedremo». Gennaro Sangiuliano, ex ministro, oggi capogruppo di Fratelli d'Italia, è ormai convinto di essere sempre davanti alle telecamere di "Propaganda Live": «Le domande a me le faccio io, visto che sono giornalista pure io!», dice. E qualche collega a denti stretti gli fa capire che non è proprio così. Poi le ironie – tutte dai banchi ospiti – su Michela Rostan, capace di passare in una sola vita dal Partito Democratico ad Articolo 1, per poi approdare al LeU, ad Italia Viva, al Gruppo Misto, a Forza Italia e alla Lega lì dove oggi è collocata quale consigliera regionale. E altre, ancora, quelle sulla distanza necessaria di banchi da mettere fra Lucia Fortini, deluchiana e Bruna Fiola, Pd, visto che fra le due pare non corra buon sangue.

L'elezione di Massimiliano Manfredi alla presidenza del Consiglio regionale
La prassi è scritta: il consigliere anziano Fernando Errico fa insediare i colleghi e procede all'elezione del presidente del Consiglio regionale della Campania. Fino a ieri i nomi erano due, entrambi del Partito Democratico: Massimiliano Manfredi e Maurizio Petracca. Ma in un'Aula politica la prossemica dice tanto: chi è che saluta, stringe mani dal centrodestra al centrosinistra e si preoccupa di ogni movimento che accade nell'Aula all'isola F13?
È Manfredi, classe 1973, ingegnere come il fratello Gaetano, il sindaco di Napoli. Manfredi jr. è eletto al primo tentativo: per lui 41 voti, quindi lo appoggia anche parte dell'opposizione di centrodestra. Un voto va al M5s Luca Trapanese e uno alla deluchiana ex assessora all'Istruzione Lucia Fortini, 6 le schede bianche e 2 le nulle. In una scheda annullata qualche nostalgico vota Vincenzo De Luca, giusto per vedere l'effetto nel far risuonare il nome dello sceriffo ancora una volta. Massimiliano Manfredi fa un discorso d'insediamento old style: tutto a braccio, tocca sapientemente ogni argomento a lui caro, dalla necessità di concertazione in Aula oltre i singoli schieramenti alla necessità di coni di luce ancor più forti sul dramma dei femminicidi e delle morti sul lavoro in Campania.

Spaccatura nel campo largo sulle presidenze delle commissioni permanenti
Il bello – politicamente parlando – non è ancora arrivato. Perché quando si devono votare gli altri elementi dell'ufficio di presidenza del Consiglio regionale – vice, segretari questori – qualcosa cambia. Viene chiesto un «breve intervallo» di un quarto d'ora che si trasforma in un'ora e più. Che sta succedendo è facile da capire: si è spaginato l'accordo per la divisione delle commissioni regionali. In Campania ci sono otto commissioni permanenti (sono le più importanti, poi ci sono le speciali) le cui presidenze vanno equamente divise tra le forze in campo, soprattutto della maggioranza.
Ora: la collaudatissima tecnica da manuale Cencelli , ovvero il metodo usato dai tempi della Prima Repubblica per stabilire a chi debbano andare presidenze, vice et similia, in virtù del "peso politico" (stabilito ovviamente in base a quello elettorale) prevede prima di votare di metter tutto nero su bianco partendo dal basso verso l'alto, ovvero dalle commissioni che nessuno vuole, fino ad arrivare ai posti più ghiotti e alle vicepresidenze dell'Aula. Il passaggio di concertazione stavolta è saltato. Apriti cielo. Riunioni di maggioranza, riunioni di capigruppo, telefonate, mugugni e incazzature varie. "Casa Riformista" (cioè i renziani) e Alleanza Verdi e Sinistra sono furiose: 3 presidenze le vuole il Pd; 2 il Movimento Cinque Stelle, una la vogliono i deluchiani di "A testa alta" e una i Socialisti. Dunque renziani, verdi e sinistra non si presentano alle elezioni dell'ufficio di presidenza, primo strappo, evitabile con una concertazione preventiva. Via anche Pellegrino Mastella e Giuseppe Barra di "Noi di centro". Mugugni dalla lista Fico che però partecipa regolarmente alle operazioni di voto.
Luca Trapanese (Movimento 5 Stelle) e Giuseppe Fabbricatore (FdI) sono eletti vice presidenti del Consiglio regionale, rispettivamente per la maggioranza e l'opposizione; Lucia Fortini (A testa alta) e Michela Rostan (Lega) come consiglieri segretari del Consiglio, rispettivamente per la maggioranza e l'opposizione; Raffaele Aveta (M5S) e Livio Petitto (Forza Italia) come Questori, rispettivamente, alle Finanze e al Personale, per la maggioranza e l'opposizione.
Avs, Casa Riformista, Mastella: Fico intervenga
Lo strappo è netto: Vincenzo Alaia, Ciro Buonajuto, Pietro Smarrazzo, Mastella figlio e Barra vergano una nota in cui lamentano che non c'è stata «alcuna riunione nella quale fossero stati preventivamente condivisi e definiti i criteri per l'attribuzione delle cariche». Ancora peggio la nota di Rosario Andreozzi e Carlo Ceparano consiglieri regionali Avs, con Fiorella Zabatta, coportavoce Europa Verde e papabile assessora regionale e Tonino Scala, segretario regionale Sinistra Italiana: «Solo attraverso indiscrezioni raccolte nei corridoi, Avs ha appreso che alcune forze politiche avrebbero deciso, in totale autonomia, di definire gli assetti istituzionali del Consiglio regionale, ignorando deliberatamente il confronto con l'intera coalizione».
In sintesi: «Pd, deluchiani e M5s pigliatutto? Non ci stiamo». La rottura nella maggioranza di governo tiene banco in ogni telefonata, ogni whatsapp, ogni brindisi di fine anno (ce n'era uno ieri del Pd Campania con Piero De Luca e Mario Casillo). Mentre Roberto Fico rende note le linee programmatiche dei suoi cinque anni di legislatura e il centrodestra sguazza nella notizia del primo giorno, le diplomazie sono al lavoro per ricucire: Manfredi già dopo il consiglio si poneva come trait d'union. Ma sia Avs che Casa Riformista hanno chiesto a Fico un intervento diretto. E il governatore ha da risolvere prima la questione giunta. «Questione di ore e comunico gli assessori», dice, prima di allontanarsi all'Aula e chiudere la giornata campale.