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Coi soldi dei buoni fruttiferi il boss riciclava il denaro del clan D’Amico nei carburanti

Il gruppo D’Amico aveva acquistato la gestione di un distributore di carburanti di Fuorigrotta e lo usava per reinvestire i guadagni delle attività illecite.
A cura di Nico Falco
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Immagine di repertorio
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Per infiltrarsi nel commercio di carburanti Salvatore D'Amico, detto ‘o Pirata, a capo del gruppo articolazione dei Mazzarella su San Giovanni a Teduccio, aveva preso la gestione di un distributore di Fuorigrotta, formalmente intestandolo al nipote, e lo usava per reinvestire i capitali illeciti provenienti da droga ed estorsioni. È il retroscena ricostruito dagli inquirenti nelle indagini che hanno portato, questa mattina, a 24 misure cautelari a carico di altrettanti presunti affiliati dei Mazzarella e dei D'Amico.

La pompa di benzina comprata coi buoni fruttiferi

Il distributore è il Red Fuel di via Cinthia, a Fuorigrotta, all'incrocio con via Terracina. Oggi i militari hanno eseguito il sequestro del ramo d'azienda, ma non sono stati apposti i sigilli e l'attività prosegue in amministrazione giudiziaria. A raccontare lo stratagemma agli inquirenti, si legge nell'ordinanza, è stato il collaboratore di Giustizia Umberto D'Amico, detto ‘o Lione. In due verbali (6 agosto 2019 e 20 novembre 2019) l'uomo ha indicato come gestori dell'impianto il cugino omonimo, figlio di Salvatore D'Amico il Pirata, e Salvatore D'Amico, classe 1998, figlio dello storico capoclan Gennaro D'Amico e ufficialmente amministratore della società.

La scelta di far figurare il ragazzo come proprietario faceva parte della strategia per mascherare il riciclaggio: il giovane aveva infatti dei buoni fruttiferi che gli erano stati lasciati dalla madre e in questo modo si poteva far figurare che la pompa di benzina fosse stata acquistata con quei soldi, mentre invece il denaro per la gestione e per il mantenimento provenivano secondo le accuse dalle casse del clan.

Le dichiarazioni di Umberto D'Amico ‘o Lione, sottolineano gli inquirenti, hanno trovato riscontro investigativo "in ogni minimo dettaglio".  Anomalie sono emerse anche sull'acquisizione: non risultano, infatti, accrediti a favore del precedente gestore, anche se sui conti di quest'ultimo vi sono stati diversi versamenti in contante. Ed anche sui buoni fruttiferi sono in corso accertamenti: dalle indagini è stata accertata l'assenza di fonti di reddito che potessero giustificare la loro sottoscrizione.

L'analisi del conto corrente usato per la gestione dell'impianto, intestato alla Red Fuel, ha inoltre permesso di accertare che dal dicembre 2018 al febbraio 2020 sono stati accreditati circa 100mila euro, mentre la società ha chiuso l'esercizio finanziario del 2018 con un utile di poco più di 18mila euro.

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