Claudio Mandia, 17enne morto suicida: respinto il ricorso del college, il processo resta a New York
Resterà a New York il processo sulla morte di Claudio Mandia, il 17enne di Battipaglia che si sarebbe tolto la vita in una stanza del college statunitense in cui studiava. Respinta la richiesta della società che gestisce il college, che aveva richiesto invece lo spostamento del processo in Svizzera, dove si trova la propria sede legale. Soddisfatta la famiglia del giovane, che fin dal primo momento ha sempre puntato il dito contro l'istituto, ritenendolo "responsabile" di quanto accaduto al figlio e parlando di "trattamenti inumani" da parte loro nei confronti del ragazzo, che si tolse la vita la notte tra il 16 e il 17 febbraio di un anno fa.
Nessun motivo che ne giustifichi lo spostamento: questa, in estrema sintesi, la motivazione dei Giudici della Corte Suprema degli Stati Uniti che hanno rigettato il ricorso presentato dalla società che gestisce il college statunitense dove studiava Claudio Mandia. Società che si era appellata ad una clausola presente nel contratto firmato dagli studenti al momento dell'iscrizione che indica il Tribunale di Zurigo, come si trova la sede legale della società stessa, come foro per la risoluzione delle controversie. Ma per i giudici della Corte Suprema, non ci sono motivi validi che ne giustifichino lo spostamento: e dunque, il caso rimane sotto la giurisdizione statunitense.
"Siamo estremamente soddisfatti e pronti a ripartire perché giustizia sia fatta": così Elisabetta Benesatto e Mauro Mandia, i genitori del ragazzo, dopo la notizia del respingimento del ricorso presentato dalla società del college. E ora, si ripartirà con il processo: assistita dagli avvocati George Bochetto, Matthew Minsky e Richard Vecchio, la famiglia del ragazzo salernitano chiede giustizia per proprio il figlio. Secondo la famiglia, il giovane sarebbe stato "confinato" in un'altra stanza in attesa di essere espulso forse perché sorpreso, pochi giorni prima, a copiare durante un compito in classe. Il ragazzo potrebbe non aver retto il peso di una espulsione, decidendo così di togliersi la vita, impiccandosi nella stanza dove è stato poi ritrovato.