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Chi è Francesco Bidognetti alias Cicciotto ‘e Mezzanotte: la storia del boss dei Casalesi

Francesco Bidognetti, noto come Cicciotto ‘e Mezzanotte, è uno dei boss storici del cartello dei Casalesi. È stato condannato all’ergastolo nel processo Spartacus. La sua compagna, Anna Carrino, è dal 2007 collaboratrice di giustizia.
A cura di Nico Falco
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Francesco Bidognetti, alias Cicciotto 'e Mezzanotte
Francesco Bidognetti, alias Cicciotto ‘e Mezzanotte

Francesco Bidognetti, alias Cicciotto ‘e Mezzanotte, è uno dei boss più importanti del cartello mafioso dei Casalesi. In carcere dal 1993 e sottoposto al regime del 41bis, è stato tra i principali imputati del processo Spartacus, che si è concluso con la condanna all'ergastolo, confermata nel 2010 in Cassazione, per lui e per altri 15 boss dei Casalesi. Durante quel procedimento, tramite il suo avvocato, minacciò la giornalista Rosaria Capacchione e lo scrittore Roberto Saviano, vicenda per la quale è stato condannato. Anna Carrino, compagna di Bidognetti per 30 anni, dal 2007 è collaboratrice di giustizia.

Chi è Francesco Bidognetti, la vita criminale del boss dei Casalesi

Nato nel 1951 a Casal di Principe, negli anni '80 è già un camorrista "affermato", prima come braccio destro di Francesco Schiavone "Sandokan" e poi a capo di un gruppo autonomo. Nei primi anni '80 Bidognetti viene inquadrato come luogotenente di Antonio Bardellino. In quegli anni è tra gli imputati nel processo contro la "Nuova Famiglia", il cartello che si oppose alla Nuova Camorra Organizzata di Raffale Cutolo. Nel 1990 viene arrestato insieme a Vincenzo De Falco, entrambi latitanti, a Casal di Principe: già considerato capoclan del comune del Casertano, affiliato al gruppo del superboss Mario Iovine, nei verbali dei carabinieri è indicato come "elemento violento temuto dalla popolazione".

Il 6 marzo 1991 Mario Iovine viene ucciso a Cascais, in Portogallo. Un omicidio ordinato nel Casertano e preparato in Spagna, che si ricollega alla lotta tra bande che era scoppiata dopo la sparizione di Antonio Bardellino, che sarebbe stato ucciso nel 1988 in Brasile proprio da Iovine e il cui corpo non è stato però mai ritrovato.  Per gli inquirenti a contendersi il predominio sono due gruppi: uno composto dai clan di Bidognetti e Schiavone, l'altro dai De Falco e dai loro alleati.

In quegli anni il nome di Bidognetti comincia a comparire insistentemente nelle indagini sui traffici di rifiuti urbani, industriali e tossici che costituiscono il core business del suo impero criminale. Nel 1993 viene ucciso il medico Gennaro De Falco, ritenuto dalla famiglia Bidognetti responsabile di non aver adeguatamente assistito la moglie, Teresa Tamburrino, morta nel 1986 di cancro. De Falco viene ammazzato nel suo ambulatorio a Parete (Caserta). Per quella vicenda è stato condannato a 24 anni Raffaele Bidognetti, figlio di Francesco, all'epoca appena 18enne; già accusato da altri pentiti, dal maggio 2019 l'uomo è collaboratore di giustizia e ha ammesso l'omicidio, raccontando di avere sognato la madre che chiedeva giustizia.

Sempre nel 1993 Bidognetti finisce in carcere. Latitante da circa un anno e considerato il più pericoloso del clan dei Casalesi, viene arrestato a Lusciano dai carabinieri. È destinatario di tre ordinanze di custodia cautelare, una per associazione mafiosa e due per estorsione. Durante la detenzione di Schiavone (scarcerato un paio di mesi prima del suo arresto) è diventato capo indiscusso del cartello, con contatti nella penisola iberica e in Sudamerica. Nel 2012 viene raggiunto da un altro provvedimento di custodia, emesso dalla Dia, per disastro ambientale; un anno dopo viene condannato a 20 anni con rito abbreviato (sentenza diventata definitiva).

Il processo Spartacus e la condanna

Il 1998 è l'anno del processo Spartacus: alla sbarra ci sono oltre 100 persone, accusate di fare parte del cartello dei Casalesi, identificate con indagini partite 5 anni prima. Tra gli imputati ci sono i vertici storici, Francesco Bidognetti e Francesco Schiavone, e quelli ritenuti i capi all'epoca, Michele Zagaria e Antonio Iovine; per tutti viene chiesto l'ergastolo. Il primo grado si conclude nel settembre 2005 con 95 condanne (di cui 21 ergastoli). In appello viene confermato l'ergastolo per 16 persone, tra cui i quattro boss. Il 15 gennaio 2010 arriva la sentenza di Cassazione, confermati 16 ergastoli: carcere a vita definitivo per Bidognetti, Schiavone, Iovine e Zagaria; questi ultimi due vengono condannati in contumacia, il primo verrà arrestato il 17 novembre 2010 e l'altro il 7 dicembre 2011.

Nel 2008, durante le conclusioni della difesa, l'avvocato Michele Santonastaso, legale di Bidognetti, legge in aula un proclama del suo assistito in cui Rosaria Capacchione e Roberto Saviano vengono accusati di avere influito sui giudici. Per quella vicenda, nel maggio 2021, arrivano le condanne: un anno e due mesi per Santonastaso, un anno e mezzo per Bidognetti per minacce aggravate dal metodo mafioso.

La famiglia Bidognetti e il pentimento della moglie Anna Carrino

Nel 1980, quando ha 29 anni ed è già sposato, Francesco Bidognetti conosce Anna Carrino, che di anni ne ha appena 13; i due cominciano una relazione da cui nasce pochi mesi dopo la prima figlia, Katia (in seguito arriveranno Teresa e Gianluca). La Carrino resta al suo fianco per 30 anni, viene presentata come la "compagna del boss" e ne diventa la portavoce durante la detenzione. Quando, nel 1993, Bidognetti finisce al 41 bis, la donna diventa punto di riferimento del clan.

Nel 2002 è lei ad ordinare l'omicidio di Antonio Petito, ucciso dopo uno screzio in strada col figlio Gianluca: una discussione per motivi di viabilità che viene "risolta" dal clan inviando i killer. Nel 2007 Anna Carrino decide di lasciare la famiglia e, accompagnata da un pregiudicato, si rifugia a Rapallo, in Liguria. Viene arrestata dai carabinieri in un albergo di Roma e poche settimane dopo decide di diventare collaboratrice di giustizia. Dalla sua decisione non ha più avuto rapporti col boss né coi figli.

Le figlie Katia e Teresa sono state arrestate per estorsione. Gianluca è in carcere per il tentato omicidio della cugina Francesca Carrino, come vendetta trasversale verso la madre. Raffaele, figlio della moglie di Bidognetti, è ancora in carcere per l'omicidio del medico De Falco. Aniello Bidognetti, primogenito di Francesco e Teresa Tamburrino, sta scontando una condanna definitiva all'ergastolo. Nel 2007, un mese prima di Anna Carrino, è diventato collaboratore di giustizia anche Domenico Bidognetti, cugino di Francesco; il padre, Umberto, è stata la prima vittima della strategia stragista guidata da Giuseppe Setola: estraneo a dinamiche di camorra, venne ammazzato per vendetta traversale nei confronti del figlio.

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