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“Voglio cedere la mia bottega equo solidale, ma si fanno avanti solo mezzi camorristi”

La vicenda di una storica bottega equo solidale al Vomero e del suo proprietario che vorrebbe cedere a persone specchiate e perbene. Ma per ora non ne trova.
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Salvatore D'Amico
Salvatore D'Amico

«Finirà tutto nelle mani della camorra? Forse sì, a giudicare da quello che sto vivendo…». Salvatore D'Amico ha 72 anni. È stato per decenni professore di Lettere, 14 anni fa è arrivata la pensione e con essa una nuova sfida: aprire una bottega equosolidale al Vomero, con un duplice obiettivo, aiutare la figlia nella prima occupazione e avviare una serie di iniziative virtuose e solidali in città.

È andata bene: La Tiendaequosolidale di via Francesco Solimena nel corso di questi anni è stata punto di riferimento per molte iniziative e per tanti clienti. È Salvatore a raccontare:

Abbiamo fatto di questa bottega un presidio di legalità, di cultura, di socialità, di solidarietà verso senzatetto, detenuti, Ucraini, bambini Rom… verso gli Ultimi. Abbiamo dato molto spazio ai piccoli produttori del nostro territorio ricercando la qualità e prodotti sani e genuini. Abbiamo ospitato nella saletta-eventi artisti, musicisti, esperti di alimentazione sana, associazioni ambientaliste, animaliste e associazioni impegnate nel sociale.

Poi, il tempo che passa e le mutate condizioni personali hanno cambiato un po' di cose. A Fanpage.it Salvatore racconta: «Negli ultimi mesi ho deciso di vendere. Mia figlia ha a sua volta tre figli e lavora a tempo pieno, io ho 72 anni e non ce la faccio più a tenere il ritmo». Dunque cosa si fa in questi casi? La "ceditura", ovvero in cambio di un corrispettivo economico il subentrante rileva l'attività:

Io ho praticamente dimezzato le mie pretese iniziali, sto svendendo perché non ce la faccio più. Cedo pure 7-8mila euro fra merce e attrezzatura e assicuro qualche settimana di affiancamento a chi entra…Ho una licenza alimentare e non alimentare, vendo prodotti a km zero, siamo una alternativa bio al supermercato.

Ho un affitto modesto e un buon giro d'affari. Senza contare che con me lavorano almeno dieci produttori locali e penso sia importante. La mia è una bottega con un ottimo fatturato e conosciuta a livello cittadino.

C'è un però. Ed è questo il motivo dello sfogo del titolare della Tienda Equo solidale:

«Con le decine di migliaia di giovani in cerca di opportunità lavorative dovrei avere la fila fuori alla porta: un paio di giovani potrebbero veramente crearsi un futuro dignitoso e interessante. E invece – si infervora Salvatore – le uniche proposte che mi arrivano sono di camorristi e mezzi camorristi .Dov'è la Napoli onesta? Dove sono le associazioni del territorio che potrebbero continuare ed ampliare le battaglie di civiltà che finora abbiamo portato avanti?».

Salvatore racconta di non aver voluto ascoltare le proposte di ceditura "opache", avanzate da personaggi che non gli piacevano. «Tutti vogliono fare il bar e la pizzetteria, io non mi rassegno, ma possibile che siano solo queste le proposte possibili?»

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