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Caserta, sequestrati hotel Belvedere e discoteca “La Storia”: fallimenti pilotati per non pagare debiti

Tre imprenditori indagati dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere (Caserta): avrebbero costituito una nuova società dopo aver fatto fallire volontariamente la precedente.
A cura di Nico Falco
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Immagine di repertorio
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L'hotel "Belvedere" e la discoteca "La Storia", storici simboli della movida casertana, sono i beni immobili sequestrati nell'ambito di una inchiesta della Procura di Santa Maria Capua Vetere sul fallimento pilotato di un'azienda: l'attività sarebbe stata portata volontariamente alla bancarotta e i beni aziendali, invece di essere usati per pagare i creditori, sarebbero stati reimpiegati in una nuova attività sotto altro nome. Nel registro degli indagati ci sono gli imprenditori Giovanni Pasquariello, 89 anni, e due nipoti, Maurizio Pasquariello e Lidia Pasquariello, rispettivamente di 49 e 62 anni, tutti di Caserta: a loro la Procura contesta i reati di bancarotta fraudolenta e sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte.

Sequestrati simboli della movida casertana

Complessivamente il valore dei beni sequestrati è di un milione e mezzo di euro; per garantire la prosecuzione delle attività, che si trovano lungo la strada che collega Caserta con la frazione collinare della Vaccheria, è stato nominato un amministratore giudiziario. Il provvedimento di sequestro preventivo, emesso dal gip del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, è stato eseguito dalla Guardia di Finanza di Caserta. Secondo quanto accertato dalle fiamme gialle del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria, due imprenditori avrebbero portato volontariamente la loro società al fallimento; accertata, inoltre, si legge in un comunicato, "una sistematica e reiterata omissione dei versamenti di imposte e contributi previdenziali", altra circostanza che avrebbe determinato il fallimento.

La società clone per non pagare i debiti

Per gli inquirenti, la bancarotta pilotata sarebbe stata funzionale alla creazione di una nuova società, avviata usando i beni aziendali della prima, sottratti alla massa destinata ai creditori. Il "clone", gestito dal terzo imprenditore finito sotto indagine, avrebbe soppiantato la precedente nella gestione (pur non essendo formalmente collegata). I tre imprenditori coinvolti sono tutti operanti nel settore della gestione degli alberghi e delle discoteche.

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