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Camorra e politica, gip chiede al Senato l’uso delle intercettazioni su Luigi Cesaro

Il gip di Napoli Maria Luisa Miranda ha presentato istanza al Senato per l’utilizzo di 21 intercettazioni che riguardano il senatore Luigi Cesaro nell’ambito di una inchiesta su camorra, politica e imprenditoria a Sant’Antimo (Napoli). Ora il Senato dovrà esprimersi sull’autorizzazione. L’inchiesta aveva portato a 59 misure cautelari, tra cui tre fratelli del parlamentare.
A cura di Nico Falco
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Ora dovrà essere il Senato a decidere se autorizzare o meno le intercettazioni che riguardano il parlamentare Luigi Cesaro, indagato con l'accusa di concorso esterno in associazione mafiosa nell'inchiesta sugli intrecci tra imprenditori, politici e camorra a Sant'Antimo, paese del Napoletano di cui è originaria la famiglia Cesaro. Il gip di Napoli Maria Luisa Miranda ha accolto parzialmente le richieste della Procura e ha disposto la trasmissione agli atti per l'eventuale autorizzazione all'uso di 21 intercettazioni.

Nello scorso giugno il gip aveva emesso una ordinanza di applicazione di misure cautelari per 59 indagati, tra i quali anche tre fratelli del senatore Cesaro. Per il parlamentare, difeso dagli avvocati Alfonso Furgiele e Michele Sanseverino, i magistrati avevano anche avanzato una richiesta di arresto, ma sulla sua posizione il gip aveva rimandato la decisione "all'esito dell'eventuale autorizzazione all'utilizzo delle intercettazioni, ritenute rilevanti, secondo la procedura che verrà attivata da questo ufficio".

Le intercettazioni oggetto dell'istanza, eseguite dalla Procura di Napoli, risalgono al periodo tra l'ottobre 2016 e il febbraio 2017 e non riguardano direttamente Luigi Cesaro, che non era sottoposto al monitoraggio degli inquirenti, ma il senatore viene captato casualmente; è stato cioè ascoltato al telefono mentre parlava con altre persone coinvolte nelle indagini.

Per la stessa inchiesta erano finiti agli arresti i fratelli Aniello, Raffaele e Antimo Cesaro; per i primi due erano stati decisi i domiciliari mentre per Antimo la misura prevedeva la reclusione in carcere ma anche per lui successivamente sono stati disposti i domiciliari: per gli inquirenti il clan Puca sarebbe "socio occulto" dello studio medico di cui è titolare Antimo Cesaro, ma l'uomo, durante l'interrogatorio di garanzia, ha confermato i versamenti di soldi al gruppo di camorra ma spiegando che era stato costretto a pagare il racket.

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