Blitz anticamorra contro il clan Licciardi di Secondigliano: 21 arresti, scoperta la rete dei detenuti coi cellulari in carcere

Blitz anticamorra all'alba di oggi 2 dicembre: i carabinieri di Napoli su disposizione della Direzione distrettuale antimafia stanno eseguendo una serie di misure cautelari (carcere e arresti domiciliari) emesse dal Gip del Tribunale di Napoli a carico di 21 indagati: 19 detenzioni in carcere, cinque delle quali nei confronti di persone già in galera e altre due per disporre gli arresti domiciliari.
L'inchiesta è contro il clan Licciardi di Secondigliano: gli indizi d'accusa sono quelli tipici dell'azione camorristica, ovvero di associazione di tipo mafioso, estorsioni, ricettazione, evasione e infine «accesso indebito a dispositivi idonei alla comunicazione da parte di soggetti detenuti». In pratica l'inchiesta ha smascherato una rete di detenuti che comunicava tranquillamente con l'esterno attraverso cellulari illegalmente portati in carcere. I reati sono secondo l'accusa «aggravati dal metodo e dalle finalità mafiose».
Storia del clan Licciardi di Secondigliano
Il clan Licciardi è uno dei clan più vecchi e radicati, una pietra angolare della cosiddetta Alleanza di Secondigliano nata negli anni Ottanta per contrastare il predominio dell'altro cartello, quello dei Mazzarella. Gennaro Licciardi detto ‘a scigna, insieme a Eduardo Contini detto ‘o romano, ras del rione Vasto e Francesco Mallardo detto Ciccio ‘e Carlantonio, boss del Giuglianese, fondò l'Alleanza. Quando morì di setticemia in carcere negli anni Novanta, il sodalizio camorristico dei Licciardi fu tenuto in mano dai fratelli: Pierino, Vincenzo, detto ‘o chiatto, Andrea, detto ‘a Varea e soprattutto la temutissima Maria Licciardi, ‘a piccerella, oggi detenuta al 41bis.