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Bagnoli, dall’ex base Nato al parco San Laise: parte il restyling dell’ingresso

Iniziano i lavori di restyling dell’ingresso dell’ex base Nato di Bagnoli, a Napoli: sulla porta ci sarà la scritta col nuovo nome, “Parco San Laise”.
A cura di Nico Falco
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L’ingresso del "Parco San Laise", l’ex base Nato di Bagnoli, a Napoli
L’ingresso del "Parco San Laise", l’ex base Nato di Bagnoli, a Napoli

Sono partiti questa mattina, 23 settembre, i lavori di restyling dell'ingresso dell'ex base Nato di Bagnoli, Napoli Ovest, nel cambiamento che la porterà da base militare ad area aperta alla città come "Parco San Laise"; gli interventi dureranno 180 giorni e l'investimento complessivo è di poco superiore ai 120mila euro. All’iniziativa hanno preso parte il presidente della Fondazione Campania Welfare, Antonio Marciano e l’architetto Chiara Acampora, progettista e direttrice dei lavori.

Nato nel 1939 come "Collegio Costanzo Ciano", e sede del "Joint Force Command Napoles" dal 1952 al 2013, il complesso, di proprietà della Fondazione Campania Welfare, cambia volto dopo 73 anni. A cominciare dall'ingresso, dove ci sarà la scritta "Parco San Laise", nuovo nome dell'area che riprende quello della collina dove sorge.

“Questo è un passo dal grande significato e fortemente simbolico – ha detto Marciano – fare un’operazione di restyling significa ridare vita al parco e farlo in questo momento ci farà trasformare il biglietto da visita d’ingresso da zona militare, a un luogo sempre più aperto e accessibile. Luogo d’incontro, di cultura, di aziende creative, di aziende ad alto contenuto tecnologico, di associazioni, un inno alla pace in un tempo in cui l’unico strumento regolatore dei rapporti tra i popoli sembrano solo le guerre e i conflitti. Quindi cambiamo pelle alla porta d’ingresso, ne manteniamo la memoria, ma diamo una prospettiva diversa al Parco disegnando il suo futuro”.

L'obiettivo, ha spiegato Chiara Acampora, è far percepire il cambiamento perché, nonostante l'area sia ormai demilitarizzata e ci sia già stato un riutilizzo, questo ancora non avviene. "Questo intervento – ha detto l'architetto – vuole mettere in rilievo questa riapertura di uno spazio che può manifestare la sua attrattiva sociale. L’abbiamo concepito senza la demolizione dell’edificio e delle coperture in ferro esistenti, per venire incontro a un sistema più attento al recupero dei materiali. E concepito con una enorme installazione collocata per mostrare il nome stesso di questo parco”.

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