Arrestati Ciro Sarno ‘o Sindaco e i fratelli: volevano ricostituire il clan in Toscana

Ciro Sarno, l'ex boss di Ponticelli noto come "il Sindaco" collaboratore di giustizia dal 2009, era in procinto di ricostituire il clan partendo dalla Toscana insieme ai fratelli: è la ricostruzione della Direzione Distrettuale Antimafia di Firenze, che ha portato alle misure cautelari emesse dal gip ed eseguite ieri, 20 maggio, nei confronti di 12 persone: oltre a Ciro Sarno sono finiti in carcere i fratelli Vincenzo (già detenuto per altra causa e anche lui per un periodo collaboratore di giustizia) e Pasquale, il cugino Giuseppe e Antonio, figlio di Ciro; per altri cinque indagati sono scattati gli arresti domiciliari e per gli ultimi due è stato disposta la misura interdittiva del divieto di ricoprire uffici direttivi di persone giuridiche o di imprese per la durata di un anno.
Il video del boss in pizzeria
Fanpage.it aveva parlato dei fratelli Sarno a febbraio, in occasione del nuovo arresto di Vincenzo Sarno, accusato del tentato omicidio di un collaboratore di giustizia nella provincia di Brescia. E aveva mostrato un video risalente all'estate 2022, quindi nel periodo in cui, secondo l'Antimafia fiorentina, i Sarno erano già attivi. In quelle immagini, che erano state pubblicate su Instagram da Vincenzo Sarno, lo si vedeva in pizzeria insieme al fratello Ciro. Una serata tranquilla, ma forse anche un messaggio: a quell'epoca l'uomo era stato da poco scarcerato e farsi vedere insieme al "Sindaco" poteva avere un forte significato simbolico in certe dinamiche.
Le estorsioni agli imprenditori
Contestualmente ieri sono state eseguite perquisizioni e sequestri per quasi un milione di euro (per la precisione 990.206,51 euro) tra Campania, Liguria, Toscana e Friuli Venezia-Giulia. Per cinque degli indagati i reati ipotizzati sono associazione per delinquere finalizzata alla commissione di reati fiscali per emissione e utilizzo di fatture per operazioni inesistenti per agevolare una associazione camorristica in vista della sua riorganizzazione sul territorio toscano, estorsione aggravata dal metodo mafioso nei confronti delle vittime, emissione e utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, auto-riciclaggio aggravato dalla finalità di agevolare una associazione camorristica, violazioni delle disposizioni del Testo Unico in materia di immigrazione.
Secondo la ricostruzione dell'Antimafia, i fratelli Sarno avrebbero tentato di infiltrarsi nel tessuto economico della Toscana. In particolare, i fratelli Ciro, Pasquale e Vincenzo e il cugino Giuseppe avrebbe individuato il settore degli scarti tessili per ricavare guadagni una volta terminati gli introiti economici legati al programma di protezione. Avrebbero contattato alcuni imprenditori campani, ormai insediatisi in Toscana, e, vantando un debito di riconoscenza per la "protezione" che sostenevano di aver fornito loro in passato, avrebbero proposto un servizio di trasporto di stracci da destinare allo smaltimento. Prestazione che, però, non avrebbero poi svolto secondo gli accordi: avrebbero presto preteso e ottenuto denaro grazie alle minacce, senza fornire nessuna prestazione, incassando quasi 18.500 mila euro tra dicembre 2022 e giugno 2023.
Le frodi fiscali e l'immigrazione clandestina
Il denaro sarebbe stato consegnato negli uffici di un autonoleggio di Prato, "crocevia" delle attività del clan. Tra gli indagati finiti ai domiciliari figurano Franco Cozzolino, esperto del settore degli scarti tessili, conosciuto col soprannome di Berlusconi, e Ciro Sermone, che avrebbe ideato il sistema di società cartiere che i Sarno avrebbero utilizzato per le frodi fiscali, accreditandosi come interlocutori e intermediari di imprenditori, anche cinesi con attività a Napoli, alla ricerca di fatture false per evadere le imposte e monetizzare i proventi illeciti. L'ultima accusa, quella relativa all'immigrazione, riguarda il tentato ingresso in Italia di una cinquantina di cittadini pakistani, che i Sarno avrebbero favorito per ottenere manodopera a basso costo; il furgone era stato però intercettato dalla polizia croata nel luglio 2022, prima che varcasse il confine.