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Allarme in Campania per il parassita africano, l’Istituto Zooprofilattico: “Rischio elevato di diffusione”

Izsm: “Il coleottero Aethina tumida distrugge gli alveari di api. Rischio espansione elevato. Serve un sistema di sorveglianza attiva nazionale”.
A cura di Pierluigi Frattasi
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Allarme anche in Campania per la Aethina tumida, il parassita africano che minaccia di distruggere gli alveari di api che producono il miele. A lanciare l'allarme è l'Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Mezzogiorno (IZSM), guidato da direttore generale Antonio Limone, che ha realizzato un nuovo studio sul tema e a Fanpage.it spiega: "Attualmente, la distribuzione di Aethina tumida, un parassita originario dell’Africa subsahariana, è limitata alle aree della Calabria e alla zona nord-orientale della Sicilia. Nonostante ciò, il rischio di espansione resta elevato, rendendo indispensabile un sistema di sorveglianza attiva a livello nazionale. Il monitoraggio è esteso a tutto il territorio italiano, con un’intensificazione delle attività nelle regioni considerate ad alto rischio, in particolare Calabria e Sicilia".

Izsm: "Aethina tumida distrugge gli alveari di api"

"In Italia – spiega l'Izsm – la Aethina Tumida è stata rilevata per la prima volta nel 2014 in Calabria, dove oggi è considerata endemica nelle province di Reggio Calabria e Vibo Valentia. In Sicilia, due focolai rilevati nel 2014 e nel 2019 erano stati eliminati con successo, ma nell’ottobre del 2024 la situazione è cambiata con la scoperta di nuovi focolai nella provincia di Messina".

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L'Aethina tumida è "tra i principali rischi per il comparto apistico – secondo lo studio – noto come piccolo coleottero dell’alveare o SHB. Si tratta di un parassita che si è rivelato estremamente dannoso per le colonie di api. Le larve scavano gallerie nei favi, causando la distruzione della covata e innescando fenomeni di fermentazione del miele e abbandono dell’arnia. Dal 1996 la specie si è diffusa in tutti i continenti abitabili, con impatti devastanti sull’apicoltura".

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Segnali positivi nel contenimento di questo parassita sono arrivati negli ultimi mesi in Calabria. Dopo dieci anni di lavoro instancabile, la scorsa settimana, la Calabria ha potuto finalmente celebrare una vittoria storica nella tutela dell’apicoltura italiana: l’infestazione da Aethina tumida, pericoloso coleottero alieno originario dell’Africa sub-sahariana, è stata contenuta e confinata in un’area ristretta del territorio regionale. Un risultato straordinario che pone la sede calabrese dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Mezzogiorno (IZSM), con il suo centro operativo a Reggio Calabria, al centro della scena scientifica internazionale.

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L’allarme scattò nel settembre del 2014, quando il piccolo coleottero dell’alveare venne rinvenuto per la prima volta in Europa, nella Piana di Gioia Tauro, area ad alta densità di traffici portuali. In poche settimane si propagò anche in Sicilia, facendo temere il peggio per la sopravvivenza delle api mellifere, già messe a dura prova da pesticidi e cambiamenti climatici.

Ma da quel momento si è attivata una delle più efficaci strategie di contenimento mai registrate in ambito europeo per una specie invasiva. Un mix di interventi immediati – distruzione degli alveari infestati, istituzione di zone di sorveglianza, nuclei sentinella – e ricerca scientifica avanzata ha permesso di fermare l’avanzata del parassita, salvando non solo l’apicoltura calabrese ma l’intero comparto nazionale.

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Elemento cardine di questa battaglia è stato lo sviluppo di un insettario sperimentale presso la sede IZSM di Reggio Calabria, un laboratorio ad alto biocontenimento in cui i ricercatori hanno potuto studiare da vicino il comportamento del coleottero, testare nuovi metodi diagnostici e validare soluzioni di controllo innovative. “L’obiettivo principale era capire come fermare la diffusione del coleottero e preservare il nostro patrimonio apistico – ha spiegato Franco Mutinelli, Direttore del Centro di Referenza Nazionale dell’Apicoltura –. Grazie alla ricerca condotta anche nell’insettario di Reggio Calabria, siamo riusciti a individuare misure efficaci di contenimento e abbiamo dimostrato che, se agiamo in fretta e in modo coordinato, possiamo evitare che una specie invasiva diventi un problema irreversibile”.

Il successo calabrese è oggi considerato un modello replicabile su scala globale, utile per contrastare altre specie invasive che mettono a rischio la biodiversità e la sicurezza alimentare. Aethina tumida è stato confinato, ma il lavoro non si ferma. La minaccia resta e va gestita con vigilanza continua, ricerca e infrastrutture all’avanguardia.

Il lavoro continua: l’eradicazione completa del coleottero non è ancora possibile, ma la sua diffusione è stata fermata. È un traguardo che rende l’Italia un esempio virtuoso e rafforza il ruolo dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Mezzogiorno come presidio scientifico avanzato, capace di rispondere con tempestività e competenza alle emergenze sanitarie che minacciano l’ambiente e le produzioni agroalimentari.

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