Agguato di camorra di 25 anni fa, scagionato il boss del clan Cesarano: “Non luogo a procedere”

Nessuna condanna per Luigi De Martino, soprannominato "‘o Profeta", ritenuto per anni reggente del clan Cesarano, attivo tra Castellammare di Stabia e Pompei (Napoli) ed attualmente detenuto a Milano: il giudice dell'udienza preliminare del Tribunale di Napoli Nicoletta Campanaro ha emesso una sentenza "di non luogo a procedere". Il procedimento riguarda l'omicidio di Tommaso Covito, ucciso 25 anni fa Santa Maria la Carità; De Martino era stato raggiunto dalla misura cautelare nel settembre 2024, accusato di avere fatto parte del commando responsabile dell'agguato e di avere sparato contro la vittima; altro destinatario era stato il presunto guidatore, che fino a quel momento era libero.
L'agguato risale al 12 novembre 2000, Covito era ritenuto inquadrato nel gruppo "Moscarella", nel quale era transitato dopo un passato nel clan Imparato. L'uomo, poco prima delle 23, era alla guida di un'automobile in via Petraro quando due uomini armati in sella a una motocicletta si erano avvicinati e avevano aperto il fuoco senza lasciargli scampo; in macchina c'erano altre due persone, rimaste illese. Le indagini si erano concentrate sulla scissione che aveva portato alla nascita del gruppo Moscarella e quindi ai contrasti con il clan Cesarano.
Ad accusare De Martino per quell'omicidio erano stati i familiari della vittima, cinque collaboratori di giustizia e le intercettazioni. Al termine della requisitoria il pm aveva chiesto la condanna all'ergastolo per il boss, difeso dagli avvocati Marcello Severino e Dario Vannetiello. Martedì, 23 settembre, la sentenza di non luogo a procedere emessa dal gup che non ha però sancito la liberazione di De Martino, che resta detenuto ad Opera perché sta scontando altri reati.