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Morani (Pd): “Di Maio cerca alibi per non mantenere le promesse, sua apertura è solo tattica”

Alessia Morani, deputata del Pd, conferma in un’intervista a Fanpage.it che in direzione il 3 maggio voterà contro il dialogo con i Cinque Stelle e spiega che l’apertura di Di Maio è una mossa tattica: “Hanno bisogno di un alibi per non fare le cose che avevano promesso” in campagna elettorale.
A cura di Stefano Rizzuti
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Il 3 maggio la direzione del Pd sarà chiamata a esprimersi sulla possibilità di aprire un dialogo con il MoVimento 5 Stelle per cercare un accordo sulla formazione del governo. E già ieri molti esponenti dem, soprattutto quelli dell’ala renziana, hanno annunciato che voteranno contro l’ipotesi di un confronto. Tra questi c’è anche Alessia Morani, deputata del Pd, che intervistata da Fanpage.it ribadisce che “non ci sono i presupposti minimi” per cercare un accordo. Secondo Morani, l’apertura di Di Maio è “una mossa tattica”, perché il M5s “ha bisogno di un alibi per non mantenere le promesse fatte” su temi come il Reddito di cittadinanza e l’abolizione della riforma Fornero. Tanto che, secondo la deputata dem, Di Maio e Salvini riprenderanno le trattative subito dopo il voto in Friuli Venezia Giulia di domenica. Morani, inoltre, apprezza la scelta del segretario reggente del Pd Maurizio Martina di rivolgersi alla direzione e sostiene che “elettori e iscritti sono fortemente contrari” all’apertura di un dialogo con i Cinque Stelle.

A cosa è dovuto il suo ‘no’ all’apertura nei confronti del M5s?

“In questi giorni ho sentito diverse voci del MoVimento 5 Stelle come Paragone o Giulia Grillo che ci chiedono di rinnegare le nostre politiche. Penso che le differenze programmatiche siano tali e tante che non ci sono i presupposti minimi, perché abbiamo idee alternative di Paese. Faccio un esempio concreto: la questione Ilva. Il M5s ha presentato un atto formale in Ue per la sua chiusura, noi invece vogliamo proseguire per salvaguardare il lavoro di 20mila famiglie, anche perché con la chiusura non ci sarebbe bonifica ambientale. Se ci sono due idee opposte su questi temi, come si fa a stare al governo insieme per comporre qualcosa? Non è serio, su alcuni temi è necessario prendere decisioni efficaci subito. Potrei fare altri esempi, come la questione dei vaccini. Non ci sono somiglianze tra noi per dare risposte concrete ai problemi dei cittadini”.

Ma il Pd non potrebbe affrontare il dialogo proprio per mostrare le differenze che esistono?

“La discussione la possiamo anche fare, rispetto ciò che deciderà la direzione. Ma il tema è discutere con chi la pensa in maniera opposta rispetto a noi. Loro sul Reddito di cittadinanza e sull'abolizione della legge Fornero non sanno come fare per dire che non le faranno. Hanno bisogno di un alibi per non fare le cose che avevano promesso prima”.

L’apertura di Luigi Di Maio nei confronti del Pd è solo tattica?

“È una mossa tattica, che finirà la prossima settimana, dopo il voto in Friuli Venezia Giulia. A quel punto Salvini e Di Maio torneranno a trattare, anche se probabilmente, in realtà non hanno mai smesso di farlo”.

È stata giusta la scelta di Martina di far decidere la linea alla direzione del Pd?

“Credo che la scelta della direzione sia stata opportuna, mi sarei stupita del contrario. Il dibattito però va fatto anche sui territori, dove è innegabile che c’è fermento. Gli elettori e gli iscritti con cui parliamo sono fortemente contrari. Veniamo da cinque anni in trincea contro la propaganda aggressiva dei Cinque Stelle, anni difficili da digerire perché loro hanno costruito così il consenso, contro di noi”.

Se la direzione decidesse di andare avanti e di formare un governo con il M5s, lei – essendo contraria – voterebbe la fiducia a questo esecutivo?

“Nel momento in cui si decide di stringere un patto, se quello è l’esito e se la maggioranza della direzione decidesse con la maggioranza di procedere, si può anche stare in minoranza. Io certamente non mi sottraggo al mio compito”.

Esiste un veto sul nome di Di Maio? Per il Pd è anche una questione di nomi?

“Per me Di Maio, Di Battista, Fico, Taverna, Morra, può essere chi ti pare, ma per me non è un problema di persone ma di contenuti. Ma immagino che la direzione la pensi come me e che il problema non si ponga”.

Se il Pd dovesse dire ‘no’ al M5s e si tornasse al voto, i dem avrebbero il peso della responsabilità di un ritorno alle urne sulle loro spalle?

“I responsabili di quello che sta accadendo e dello stallo che c’è sono centrodestra e MoVimento 5 Stelle, i vincitori delle elezioni. Non credo che noi siamo responsabili, la responsabilità è esclusivamente dei vincitori, che potrebbero fare un governo in dieci minuti con i numeri e la larghissima maggioranza che hanno in Parlamento”.

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