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Zona rossa in Lombardia: sono oltre 400mila i lavoratori fermi

Secondo un’analisi condotta da Cisl Lombardia la zona rossa ha lasciato a casa oltre 400mila lavoratori: il settore più colpito è quello dello sport e dell’intrattenimento a cui segue quello degli alloggi e della ristorazione. Secondo una prima ipotesi lo scenario migliorerà solo quando la Regione sarà inserito nella zona arancione e successivamente in quella gialla.
A cura di Ilaria Quattrone
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(Immagine di repertorio)
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Sono 473.322 i lavoratori fermati dalla zona rossa in Lombardia: si tratta infatti del dieci per cento del totale dell'economia privata. A rivelarlo è un'analisi condotta dalla Cisl Lombardia sulla base dei dati elaborati da Unioncamere, Inps e Inail aggiornati al 2019. Lo studio è stato creato per capire quanti liberi professionisti e dipendenti privati sono stati colpiti dalle disposizioni inserite nell'ultimo Dpcm firmato dal presidente Giuseppe Conte per contenere l'aumento dei contagi da Coronavirus. 

La maggior parte dei lavoratori appartiene al settore dello sport e dell'intrattenimento

Di questi oltre 400mila, il 95,7 per cento appartiene al settore dello sport e dell'intrattenimento. Altra area maggiormente colpita è quella dell'alloggio e ristorazione con il 71,3 per cento dei lavoratori fermi. Seguono gli addetti ai servizi alla persone (34,3 per cento) – parrucchieri esclusi – e quello del commercio con il 17,8 per cento. Per il segretario regionale Cisl Lombardia, Mirko Dolzadelli l'analisi conferma: "L'importanza del risultato ottenuto dal sindacato di prorogare ulteriormente l’utilizzo di cassa integrazione Covid ed il blocco dei licenziamenti fino al 21 marzo 2021 e a livello lombardo del rilancio delle politiche attive”.

Con la zona arancione fermi più di 296mila lavoratori

L'analisi del sindacato mostra quanti lavoratori resterebbero fermi anche qualora la Lombardia dovesse entrare nella zona arancione o gialla. Nel primo caso sarebbero 296.326 gli addetti interessati (circa il 6,3 per cento dell'economia privata). Nel secondo caso invece la misura riguarderebbe solo l'1,2 per cento del settore privato e quindi solo 55.165 mila lavoratori che sarebbero perlopiù quelli dello sport e dello spettacolo.

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