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Ucciso e carbonizzato, trovate tracce di sangue nell’officina del meccanico accusato dell’omicidio

I Ris di Parma hanno trovato tracce di sangue del 40enne kosovaro Rama Nexhat nell’officina di Davide Mossali. Il meccanico 53enne è in carcere con l’accusa di omicidio, ma ha sempre negato un suo coinvolgimento.
A cura di Enrico Spaccini
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I carabinieri del Ris di Parma hanno trovato alcune tracce di sangue all'interno dell'officina di Davide Cristiano Mossali. Il meccanico 53enne di Palazzolo sull'Oglio, in provincia di Brescia, è in carcere con l'accusa di aver ucciso e dato alle fiamme il 40enne kosovaro Rama Nexhat lo scorso 29 agosto. Dalle analisi dei campionamenti condotti con il Luminol è emersa la presenza di alcune tracce ematiche riconducibili alla vittima sul pavimento dell'officina di Mossali, nell'area destinata alla pausa del caffè. Quel sangue sarebbe proprio di Rama.

Il giudice ha incaricato i Ris a procedere in sede di incidente probatorio, in questo modo l'esito delle analisi potrà essere acquisito a processo come prova. Oltre alle tracce di sangue del 40enne, ne sono state trovate altre miste attribuibili sia alla vittima che a Mossali.

Il corpo di Rama Nexhat ritrovato tra i vigneti a Cologne

Davanti al gip Matteo Grimaldi, lo scorso 5 settembre il meccanico 53enne si avvalse della facoltà di non rispondere. Rilasciò solo una dichiarazione spontanea: "Io con l'omicidio, non c'entro nulla. Non ho ucciso Rama Nexhat". Il kosovaro era stato trovato carbonizzato nel bagagliaio del suo Range Rover dato alle fiamme tra i vigneti di Cologne il 29 agosto. Il giudice convalidò l'arresto di Mossali, disponendo la custodia cautelare in carcere. Le indagini, infatti, hanno scoperto come il 53enne avesse con la vittima un debito da circa 30mila euro.

Ruolo chiave lo ha giocato la testimonianza di un dipendente del meccanico. "Quando entrai in officina notai subito un odore forte, di acido e ammoniaca", ha ricordato di quel giorno di agosto, "era la prima volta". Per la Procura, Mossali avrebbe attirato Rama nella sua officina con una scusa, probabilmente legata al debito che aveva con lui. Arrivati nella zona relax, gli avrebbe sparato un colpo di pistola alla testa, da dietro, con un'arma clandestina che non è stata ancora trovata.

Poi lo avrebbe caricato nel baule della sua auto, guidandola fino a una zona isolata per incendiarla. Da lì sarebbe tornato camminando per oltre un chilometro a piedi per ripulire la scena del crimine. Questo spiegherebbe l'odore di acido avvertito dal dipendente e i segni di sfregamento a terra che gli investigatori avevano notato da subito.

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