Uccisa dal marito a Settala, nella denuncia di due anni fa la 43enne diceva: “Penso che mi ammazzerà”

"Penso che mi ammazzerà", diceva il 26 novembre 2022 davanti ai carabinieri la 43enne di Settala (nella Città Metropolitana di Milano) che nella notte tra sabato 3 e domenica 4 maggio è stata accoltellata a morte dal marito. Un timore che quella notte di due anni e mezzo fa aveva pervaso la donna, perché l'uomo che viveva con lei "sembrava sobrio" a differenza delle altre volte. Quella era la seconda denuncia che la 43enne presentava contro il marito, ma davanti ai militari aveva elencato una serie di episodi avvenuti nel giro di tre mesi. La donna, però, avrebbe sempre rifiutato il collocamento in una struttura protetta, dicendo di non volere che sua figlia vivesse in un contesto del genere. La stessa bambina che oggi ha 10 anni e che nella notte del 4 maggio ha chiamato il 112 dicendo: "Venite, la mamma è morta".
La prima volta che la 43enne, di origine marocchina, ha chiesto aiuto è stato il 6 settembre del 2022. Stava ormai da 10 anni insieme a quell'uomo suo connazionale e tutto sembrava andare bene, fino a quando lui una sera l'avrebbe minacciata: "Mi hai tradito, ti ammazzo". I carabinieri l'avevano accompagnata alla clinica De Marchi per un controllo ed era stata trasmessa alla Procura di Milano una annotazione. Quel giorno, la 43enne aveva rifiutato il collocamento in una struttura protetta, mentre sua figlia era stata accompagnata in un centro antiviolenza.
La seconda denuncia è arrivata il 26 novembre. Il marito l'accusava ancora di averlo tradito e l'avrebbe presa a pugni. Davanti ai carabinieri della Stazione di Peschiera Borromeo la 43enne ha raccontato di una serie di episodi violenti, ma quell'ultima volta era stata diversa perché quell'uomo le era sembrato "sobrio". "Penso che mi ammazzerà", aveva detto ai militari.
Anche quel giorno, la 43enne aveva rifiutato la collocazione in una struttura protetta, perché non voleva far vivere sua figlia in quel contesto. Aveva accettato, però, l'ospitalità del fratello, che era a conoscenza delle violenze. L'inchiesta su quanto accaduto quella sera è ancora in corso.
La sera di sabato 3 maggio, infine, il 50enne ha ucciso sua moglie colpendola per 15 volte con un coltello da cucina al torace e alle braccia, forse mentre la vittima stava cercando di proteggersi. A chiamare il 112 era stata la loro figlia di 10 anni, quando ormai la donna era già morta da due ore nella camera da letto del loro appartamento nell'hinterland est milanese. La bambina sarà presto sentita dal pm Antonio Pansa in audizione protetta, mentre il 50enne, arrestato per omicidio volontario, davanti al gip Emanuele Mancini per l'interrogatorio di convalida ha detto di essere "esploso in uno scatto di rabbia, ho preso il coltello e dopo il primo colpo non ricordo altro".