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Uccide la madre con calci e pugni in casa a Sirmione, Ruben Andreoli condannato a 24 anni

Ruben Andreoli è stato condannato in primo grado a 24 anni di carcere per l’omicidio della madre Nerina Fontana. Il 48enne aveva picchiato a morte la 72enne in casa a Colombare di Sirmione (Brescia) al culmine di un litigio il 15 settembre 2023.
A cura di Enrico Spaccini
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Ruben Andreoli e Nerina Fontana
Ruben Andreoli e Nerina Fontana

La Corte d'Assise di Brescia ha condannato in primo grado Ruben Andreoli a 24 anni di reclusione. Il 48enne è stato ritenuto colpevole dell'omicidio della madre, Nerina Fontana, avvenuto il 15 settembre 2023 nella loro abitazione a Colombare di Sirmione. "Ho fatto la cosa più brutta al mondo: ho ucciso mia madre", ha detto Andreoli in aula prima della lettura della sentenza. Durante l'ultima udienza, il pm Ettore Tirato aveva chiesto la condanna all'ergastolo, con il riconoscimento dell'aggravante del vincolo familiare e l'esclusione delle attenuanti generiche.

Andreoli: "Ho distrutto tutto il mio mondo"

Davanti alla Corte, presieduta da Roberto Spanò, Andreoli ha pronunciato dichiarazioni spontanee e raccontato quanto accaduto quel 15 settembre di due anni fa. Il 48enne ha spiegato che 10 giorni prima aveva avuto un "litigio stupido" con la madre, che viveva con lui e con sua moglie, "e poi non ci siamo più parlati". Quel giorno, ci sarebbe stato un "confronto sulle foto del mio matrimonio e tutto è esploso", ha dichiarato Andreoli: "Le tensioni accumulate negli anni, la morte di mio padre, la perdita del bambino da parte di mia moglie, mi hanno fatto perdere il controllo. Ho distrutto tutto il mio mondo".

Stando a quanto ricostruito nel corso delle indagini, Andreoli aveva iniziato a picchiare la madre con calci e pugni nel salotto dove stavano cenando, continuando poi sul balcone di casa. A chiamare i soccorsi era stato un passante, che dalla strada si era reso conto di quanto stava accadendo. Il primo a intervenire era stato un ex poliziotto in pensione. All'arrivo dei sanitari del 118, le condizioni della 72enne erano gravissime. La donna era poi deceduta nella notte alla Poliambulanza dove era stata ricoverata.

Il processo e la condanna in primo grado

Condotto subito nel carcere di Canton Mombello, Andreoli è stato sottoposto a perizia psichiatrica. Il perito Giacomo Filippini, al termine degli esami, ha escluso l'infermità mentale, riconoscendolo in grado di affrontare il processo nonostante una "personalità con aspetti disfunzionali significativi". L'ultima udienza si era conclusa con la richiesta da parte del pm Tirato della condanna all'ergastolo.

Prima della lettura della sentenza, Andreoli ha chiesto scusa ai parenti e alla moglie. "Ho ucciso mia madre, ma quel giorno ho ucciso anche me stesso. Vi chiedo solo pietà e una pena giusta", ha detto rivolgendosi alla Corte. Stando a quanto riportato da Ansa, il 48enne avrebbe anche afferrato il cellulare di una giornalista che lo stava riprendendo e lo avrebbe lanciato. Alla fine, il processo di primo grado si è concluso con la condanna a 24 anni di reclusione per omicidio.

Il rapporto tra Ruben Andreoli e la madre

Andreoli lavorava come magazziniere in una ditta di Peschiera del Garda, ma le sue passioni erano le maratone, le gare podistiche e il rally. Sposato, viveva insieme alla moglie e la madre 72enne in un appartamento in piazza XXIV nella frazione Colombare di Sirmione.

Fontana, invece, era rimasta vedova da anni e diversi conoscenti sapevano di alcuni problemi con il figlio. Era molto conosciuta in paese e partecipava spesso alle iniziative del gruppo Alpini di Sirmione. Pare che tra i motivi di litigio tra i due ci fosse anche la volontà di Andreoli di lasciare il lavoro e di andare a vivere in Ucraina, Paese d'origine della moglie.

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