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Stefano Ansaldi morto suicida a Milano

Tutti i dubbi sulla morte del ginecologo Stefano Ansaldi, dalle impronte sul coltello al telefono sparito

Il gip Ileana Ramundo ha chiesto che vengano svolte altre indagini sulla morte di Stefano Ansaldi. Per la Procura il ginecologo 65enne si era tolto la vita il 19 dicembre del 2021, ma per la famiglia della vittima ci sarebbero troppe domande ancora senza risposte.
A cura di Enrico Spaccini
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Stefano Ansaldi
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Stefano Ansaldi, stimato ginecologo napoletano di 65 anni, era stato trovato alle 18:05 del 19 dicembre 2021 morto su un marciapiede non lontano dalla stazione Centrale di Milano. Con la mascherina sul volto e i guanti in lattice bianco, era stato visto barcollare prima di accasciarsi. Per la Procura di Milano, Ansaldi si era tolto la vita tagliandosi la giugulare con il coltello da cucina che è stato trovato accanto al suo corpo, ma ci sarebbero troppi elementi ancora non chiari in questa vicenda. Per questo motivo la gip Ileana Ramundo ha chiesto che vengano svolte nuove indagini, soprattutto una nuova perizia "di natura medico-legale".

Le tre ore successive all'arrivo in treno a Milano

I movimenti di Ansaldi sono stati ricostruiti attraverso i video registrati dalle telecamere di sorveglianza della città. Il ginecologo 65enne era arrivato alle 15 del 19 dicembre 2021 al binario 6 della stazione Centrale di Milano con il treno Frecciarossa partito da Napoli. Per tutte le tre ore successive, Ansaldi non ha incontrato nessuno. Poi, alle 18, scompare dai filmati per cinque minuti: l'ora esatta della sua morte.

Come ricostruito nelle indagini condotte dai pm Laura Pedio e Adriano Scudieri, nessuno tra familiari e amici conosceva la vera ragione del suo viaggio a Milano. A ognuno di loro, infatti, avrebbe raccontato versioni diverse. Inoltre, pochi sapevano che il ginecologo aveva accumulato negli anni debiti per 500mila euro.

Il cellulare mai trovato e il coltello senza impronte

Il corpo di Ansaldi è stato trovato in via Macchi. Accanto a sé aveva un grosso coltello da cucina, un orologio Rolex, una valigetta 24ore con due caricabatterie del telefono (ma non il cellulare), la carta d'identità (non il portafoglio), 20 euro in tasca insieme al biglietto di un treno Milano-Napoli e alcuni estratti conto bancari per somme superiori a 100mila euro.

È stata la lama di quel coltello a recidere la giugulare del ginecologo, ma quello che appare strano è che non sono state ritrovate impronte digitali di nessun tipo, nemmeno le sue. Ansaldi indossava i guanti in lattice, ma non sarebbe credibile il fatto che non lo avesse mai toccato, nemmeno al momento dell'acquisto o del trasporto.

Inoltre, il cellulare di Ansaldi non è mai stato trovato. L'esame dei tabulati ha dimostrato che fino a 48 minuti prima della morte era acceso, poi è stato spento. Secondo la gip, il mancato ritrovamento può avere "due letture entrambe astrattamente possibili: Ansaldi se ne è disfatto, o l’autore dell’omicidio se ne è impossessato per impedire il rinvenimento di conversazioni intercorse su canali non registrate dai tabulati, quali le conversazioni Whatsapp".

Il taglio della giugulare

Un altro dubbio, forse il più importante, riguarda proprio il taglio della giugulare che è costato la vita al ginecologo. Gli esami hanno accertato che la linea di taglio non ha portato alcun danno sul lato sinistro della gola, mentre la lesione si è concentrata tutta sul lato destro.

I consulenti di parte, Fernando Panarese e Pietrantonio Ricci, hanno sottolineato la stranezza di questo fatto considerando che Ansaldi era destrimano: perciò, avesse fatto tutto da solo, sarebbe più facile immaginare un taglio sul lato sinistro della gola, non sul destro.

Per questo motivo la gip ha chiesto alla subentrata pm Cecilia Vassena di disporre una nuova perizia medico-legale che si confronti anche su questi dubbi. La Procura ha altri 4 mesi di tempo per chiarire ogni dubbio sulla morte del ginecologo Ansaldi.

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