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Stefano Ansaldi morto suicida a Milano

Ginecologo morto a Milano, il mistero di uno sconosciuto nello studio: i parenti chiedono si indaghi

I famigliari di Stefano Ansaldi, il ginecologo napoletano morto suicida a Milano il 19 dicembre del 2020, non hanno mai creduto al gesto volontario e chiedono che si indaghi su un uomo misterioso che si sarebbe presentato nello studio del dottore qualche giorno prima della morte. La Procura di Milano, intanto, va verso l’archiviazione delle indagini.
A cura di Valerio Papadia
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Stefano Ansaldi
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Non hanno mai creduto al suicidio i famigliari di Stefano Ansaldi, il ginecologo napoletano di 65 anni che si sarebbe tolto la vita il 19 dicembre del 2020 a Milano. Secondo i parenti del medico, qualche giorno prima della morte di Ansaldi, nel suo studio – che il ginecologo aveva al Rione Sanità, nel cuore di Napoli, mentre collaborava anche con una clinica all'Arenella, zona collinare della città – si sarebbe presentato un uomo sconosciuto: chiedono che si indaghi anche su questa pista. Intanto, però, la Procura di Milano, la prima ad aver aperto le indagini sulla morte di Ansaldi, sta andando verso l'archiviazione dell'inchiesta: secondo i magistrati milanesi, il ginecologo si sarebbe suicidato. A Napoli, invece, indaga l'Antimafia: si scava soprattutto nella vita professionale e finanziaria di Ansaldi, che potrebbe essere finito in un giro di denaro e di grossi debiti.

La morte di Stefano Ansaldi

Lo scorso 19 dicembre, Stefano Ansaldi si reca a Milano: dice alla moglie di dove incontrare un "amico di Dubai" che in quel momento si trova in Svizzera. Alle 16 di quel giorno, però, Ansaldi telefona a quest'uomo – che è stato successivamente identificato – e disdice l'appuntamento; il cellulare del medico resta acceso fino alle 16.30 circa, poi di lui si perdono le tracce. Un paio d'ore più tardi, una coppia trova il medico, agonizzante, con una profonda ferita alla gola, sotto un ponteggio: quando le forze dell'ordine arrivano sul posto, a terra c'è il Rolex del ginecologo, così come l'arma, un coltello da cucina con la lama lunga 20 centimetri, sul quale però non ci sono impronte; il medico indossava infatti dei guanti in lattice, per questo da subito l'ipotesi più accreditata è stata quella del suicidio.

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