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Trattenuto ingiustamente in un Cpr, 23enne torna libero: la “sentenza storica” di Ali

Un 23enne di nazionalità egiziana è stato trattenuto in un Cpr su ordine della questura di Lodi, nonostante avesse un lavoro regolare, una casa e legami in Italia. Per questo, la giudice ha annullato il provvedimento perché “sproporzionato”. Dopo la sentenza, l’avvocato del ragazzo ha raccontato il caso a Fanpage.it definendolo “un precedente storico per la tutela della libertà personale”.
A cura di Giulia Ghirardi
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Immagine di repertorio
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"Sono arrivato in Italia nel 2022 tramite il tratto balcanico via terra con il treno". A parlare è Ali (nome di fantasia), un ragazzo di nazionalità egiziana di 23 anni giunto in Italia per chiedere protezione internazionale, che lo scorso 8 ottobre è finito nel Centro di Permanenza per i Rimpatri (Cpr) di Torino su disposizione della questura di Lodi.

La misura è scattata perché il 23enne aveva ricevuto un decreto di espulsione dall'Italia, dopo che la sua ultima richiesta di protezione internazionale era stata giudicata "inammissibile". Tuttavia, la giudice di Torino, Eliana Zecca, ha negato la convalida del trattenimento del ragazzo, disponendone l'immediata liberazione. La sentenza stabilisce un punto fermo: la detenzione amministrativa, in assenza di un concreto "rischio di fuga", è una misura troppo dura e, soprattutto, "sproporzionata". Per questo Stefano Afrune, avvocato di Ali, ha raccontato la vicenda a Fanpage.it, poiché tale provvedimento segna "un precedente importante in favore della tutela della libertà personale".

La storia di Ali

Ali arriva in Italia nel 2022 percorrendo "in treno" la rotta balcanica. Una volta giunto a destinazione, il ragazzo presenta domanda di protezione internazionale nel novembre dello stesso anno. Nel frattempo, comincia a lavorare come muratore a Lodi, ha un reddito stabile e un appartamento in affitto con un contratto regolare. Non solo: Ali ha una compagna, cittadina italiana, elemento che, secondo l'avvocato, "testimonia la sua integrazione e la volontà di radicarsi nel Paese".

La domanda di protezione internazionale viene, però, dichiarata inammissibile per "irreperibilità" l'11 settembre 2024. E quasi a un anno di distanza, il 18 settembre 2025, gli viene notificato un primo decreto di espulsione del prefetto di Lodi, in quanto destinatario di un provvedimento di irricevibilità del permesso di soggiorno per motivi familiari, "nonostante il matrimonio con una cittadina italiana". In quella circostanza, viene disposta la misura alternativa al trattenimento con obbligo di presentazione in questura.

Tuttavia, dopo una nuova istanza di protezione internazionale presentata il 23 settembre 2025, e un trattenimento temporaneo a Milano il 24 settembre (convalidato, ma convertito in misure alternative dalla Corte d'Appello), l'8 ottobre è scattato un nuovo trattenimento per Ali, questa volta nel Cpr di Torino, in vista di una sua possibile espulsione.

Durante l'udienza di convalida, la giudice ha ritenuto che non sussistesse "il rischio di fuga", uno dei presupposti fondamentali per il trattenimento, in base al TUI (Testo Unico sull'Immigrazione). Nel farlo, la giudice Zecca ha criticato l'operato della questura di Torino, che "non ha adeguatamente considerato la disponibilità da parte del trattenuto di un domicilio idoneo, elemento che avrebbe dovuto orientare la stessa verso l'adozione di misure alternative al trattenimento".

La sentenza si è quindi conclusa con il rigetto della richiesta di convalida del decreto del questore di Lodi e il rilascio del 23enne. "È stata ribadita la necessità di un giudizio di proporzionalità della misura", ha commentato l'avvocato a Fanpage.it. "In più, è stato ricordato come il trattenimento, che incide sulla libertà personale tutelata dall'articolo 13 della Costituzione, deve essere sempre l'ultima risorsa". Proprio per questo "il provvedimento stabilisce un importante precedente in favore della tutela della libertà personale", ha concluso Afrune a Fanpage.it.

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