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Strangola e uccide la madre, le confidenze e il debito da 50mila euro di Mauro Pedrotti: “Se mi stufa la uccido”

Mauro Pedrotti, reo confesso di aver strangolato la madre con uno strofinaccio, è a processo per omicidio aggravato. In aula sono state rivelate alcune confidenze fatte a una conoscente prima dell’aggressione e la storia di un debito da 50mila euro.
A cura di Giulia Ghirardi
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Immagine di repertorio
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"Se non la smette di rompere prima o poi la faccio fuori, la strangolo di notte". A parlare davanti alla Corte d'assise è Mauro Pedrotti, a processo per omicidio aggravato dalla premeditazione, dal vincolo parentale con la vittima, dalla sua minorata difesa, dopo aver confessato l'omicidio della madre Santina Delai, la 78enne trovata morta la notte tra il 7 e l’8 febbraio 2024, strangolata con uno strofinaccio, nella sua casa di Puegnago del Garda (Brescia). In aula, sono state raccontate alcune confidenze fatte a una conoscente e la storia di un debito da 50mila euro.

L'omicidio di Santina Delai

I fatti risalgono all'inizio di febbraio dello scorso anno, quando il cadavere della 78enne fu trovato verso le ore 7:00 di mattina nella villetta a due piani situata sulla riva del lago di Garda. A lanciare l'allarme fu proprio il figlio, Mauro Pedrotti, un operaio 54enne che viveva insieme alla moglie nella casa di fronte. "L'avevamo vista alla finestra intorno alle 5:30 del mattino, ma non rispondeva più al telefono e siamo andati a casa sua a vedere", ha inizialmente riferito l'uomo.

Una volta giunti sul luogo del delitto, gli inquirenti trovarono il cadavere di Santina Delai con i segni di uno strangolamento. La casa era a soqquadro come se fosse avvenuta una rapina: i cassetti ribaltati, la porta finestra spalancata. Si sarebbe trattato, però, di una messa in scena, architettata proprio da Pedrotti, che dopo un lungo interrogatorio qualche ora dopo, confessò l'omicidio della madre e il tentativo di depistaggio.

La confessione

"Ho ucciso io mia madre, era opprimente e invadente, ma non l’ho premeditato", ha raccontato il 54enne durante la confessione, spiegando che alla base dell'omicidio ci sarebbe stata una profonda insofferenza nei confronti della madre che ha definito "oppressiva" perché "non voleva che io e mia moglie vendessimo la casa e la lasciassimo da sola", "mi comandava".

In più, Pedrotti ha rivelato di aver già pensato in passato di uccidere la madre: "Sono andato in casa sua e ho pensato di ucciderla, volevo farlo da una quindicina di giorni. Prima l'ho strangolata a mani nude e poi ho usato uno strofinaccio, lei non ha opposto resistenza".

Il processo

Dall'udienza preliminare che si è svolta il 10 dicembre 2024 è passato quasi un anno. In quella sede, il giudice per le indagini preliminari aveva deciso di rimandare Pedrotti a giudizio con l'accusa di omicidio aggravato dalla premeditazione, dal vincolo parentale con la vittima, dalla sua minorata difesa. Ieri, giovedì 13 novembre 2025, davanti alla Corte d'assise sono emersi il racconto di alcune confidenze fatte a una conoscente e di un debito di 50mila euro.

In particolare, l'uomo avrebbe rivelato alla parrucchiera della mamma di Puegnago del Garda che la 78enne lo "stufava" e che se non avesse smesso "di rompere" prima o poi l'avrebbe "fatta fuori, strangolandola di notte". Dichiarazioni che ieri sono state confermate dalla testimone e dalla sorella, alla quale la parrucchiera aveva raccontato tutto subito dopo il delitto.

In più, nel racconto in aula è emersa una data importante: il 28 gennaio 2024. È allora, durante il pranzo della domenica che sarebbe emersa "la volontà di mio suocero Mauro e della moglie di trasferirsi vicino a noi, a Gavardo. Santina non era contenta di questa cosa e fece notare al figlio che quella che voleva vendere era la casa costruita dal padre", ha raccontato il genero in aula. Tuttavia, "Pedrotti aveva già contattato un’agenzia immobiliare. Era andato a vedere i cantieri, ma non c’erano i soldi per la caparra. Ci disse che i risparmi erano investiti". Stando, però, ai successivi accertamenti patrimoniali è emerso che l'uomo aveva contratto un debito da 50mila euro di cui nessuno era a conoscenza.

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