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News sulla strage di Samarate

Sterminò la sua famiglia, Alessandro Maja rinuncia all’eredità della moglie e dà 15mila euro al figlio

Nel maggio 2022, il geometra Alessandro Maja uccise sua moglie Stefania Pivetta, la figlia Giulia e tentò di fare lo stesso all’altro figlio, Nicolò. Il suo avvocato ha spiegato che il 58enne ha deciso di rinunciare all’eredità della coniuge e di dare dei soldi al 22enne sopravvissuto per pagargli le cure.
A cura di Enrico Spaccini
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Alessandro Maja in Tribunale
Alessandro Maja in Tribunale
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Alessandro Maja ha rinunciato all'eredità della moglie. Era stato lui, nella notte tra il 3 e il 4 maggio del 2022, a uccidere la 56enne Stefania Pivetta e Giulia, la figlia minore di 16 anni. Tentò di fare lo stesso anche con Nicolò, il figlio più grande di 22 anni, che però è sopravvissuto.

A un anno di distanza, il geometra 58enne sta affrontando il processo che lo vede unico imputato, e reo confesso, per la strage compiuta nella villetta a Samarate, in provincia di Varese, dove abitava con la sua famiglia e oggi una perizia psichiatrica ha stabilito che quella notte era capace di intendere e di volere.

La rinuncia all'eredità e i 15mila euro per il figlio

A comunicare la decisione presa dal 58enne è stato il suo avvocato, Gino Colombo. Lo scorso lunedì 8 maggio, Maja avrebbe rinunciato all'eredità della moglie "durante l'udienza con il giudice tutelare per la nomina di un amministratore di sostegno per i suoi beni".

Non solo. Il geometra avrebbe anche "espresso il desiderio di dare immediatamente al figlio per le cure 15 mila euro, di sua iniziativa". Nicolò, infatti, sebbene sia sopravvissuto all'aggressione del padre, sta ancora lavorando per tornare a una vita normale. Ha già trascorso diversi mesi in ospedale e si è sottoposto a numerosi interventi.

I risultati della perizia psichiatrica

Per quanto la perizia che il perito designato dalla Corte d'assise di Busto Arsizio ha depositato, il legale di Maja ha sottolineato che "rispetto alle conclusioni che lo definiscono affetto da ‘un disturbo di personalità che però non influisce sulla sua capacità di stare in giudizio‘, ci saranno certamente delle criticità".

Le conclusioni del perito definiscono l'imputato idoneo a subite un processo e saranno discusse il prossimo 19 maggio in aula.

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