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Entrano nelle telecamere di sicurezza di migliaia di case e rivendono video online, scoperte due bande

Undici persone appartenenti a due gruppi criminali distinti, sono riusciti a spiare migliaia di persone in tutto il Paese servendosi dei loro sistemi di sicurezza. In questo modo, sono entrati negli spogliatoi e nelle case della gente. I filmati che ottenevano li rivendevano in criptovalute.
A cura di Francesca Del Boca
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Parte del materiale sequestrato
Parte del materiale sequestrato

Una segnalazione di un cittadino e il controllo di un dispositivo di uno degli indagati per un altro reato. L'operazione denominata "Rear Window" è partita così ed è riuscita a individuare due associazioni criminali che spiavano migliaia di persone nella loro intimità. Come rivelato a Fanpage.it, i due gruppi agivano per pura morbosità: catturare le vittime ignare nei loro momenti di vita quotidiana, sperando di ottenere la registrazione di un atto sessuale da rivendere online.

Nei sistemi di video sorveglianza delle case

I due gruppi agivano in modo distinto. Il più corposo era formato da sette persone, l'altro da quattro e più giovani. Attraverso massicci e ripetuti attacchi informatici, riuscivano a inserirsi nei sistemi di video sorveglianza di palestre, ma anche di case private. Chi pensava di essere protetto installando una telecamera di sicurezza, in realtà ha offerto una via d'accesso a estranei. Al momento non è ancora chiaro se la finalità di entrambi i gruppi fosse quella di estorcere denaro alle vittime, minacciandoli di pubblicare su internet attimi di vita privata intima. È certo, invece, che alla base c'era un qualche tipo di curiosità diventata morbosa. Una morbosità che li ha portati a spiare la quotidianità di un numero di persone tale che è ancora difficile stabilire con esattezza, colpendo in almeno dieci città in tutto il Paese senza muoversi di casa. Gli undici indagati sono tutti di nazionalità italiana, tranne per la mente informatica del gruppo più piccolo: un ragazzo ucraino di 21 anni. L'età media si aggira intorno ai 34 anni.

La rivendita del materiale

All'interno delle abitazioni degli appartenenti a questi due gruppi, è stato trovato e sequestrato un'enorme quantità di materiale informatico. Foto e video che poi rivendevano servendosi del cosiddetto "Facebook russo", ovvero VKontakte. Il gruppo da sette persone si è servito del social per almeno due anni, convinti di non poter essere individuati. Poi nei primi mesi del 2021 sono poi passati a Telegram, vista la comodità d'utilizzo. Per farsi pagare, gli indagati chiedevano pagamenti in criptovalute. Per una delle due associazioni sono state scoperte transizioni da 50mila euro.

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